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A Milano nelle elezioni comunali che segnano il record storico dell'affluenza più bassa con il 47% dei votanti alle urne il sindaco uscente Giuseppe Sala viene riconfermato al primo turno con un netto stacco dallo sfidante del centrodestra, il pediatra Luca Bernardo, che si ferma a 20 punti di distanza. È la prima volta che un sindaco di centrosinistra vince al primo turno nel capoluogo lombardo e quindi l'ex commissario unico di Expo parla di « qualcosa di importante» di «un evento quasi storico» in una città che premia ancora il Pd che resta il primo partito con oltre il 33%, in crescita rispetto al 29% del 2016.
E lo stesso Sala spiega di aver preso rispetto alle scorse comunali 40-50 mila voti in più, «quindi non si è astenuto chi crede non solo in me ma in questa idea di una città italiana ed europea che porta avanti un disegno molto preciso», ha detto aggiungendo che dedica questa vittoria alla madre da poco scomparsa. Non era certo di ricandidarsi, ci ha pensato a lungo l'ex manager di Pirelli, Telecom e Nomura, che dal privato è passato al pubblico nel 2009, chiamato dall'allora sindaco Letizia Moratti alla direzione generale del Comune di Milano.
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Dopo l'esperienza Expo, ha deciso di impegnarsi in politica, vincendo le primarie del Pd e poi battendo per pochi punti Stefano Parisi. Ma a 63 anni si è chiesto se aveva ancora «le energie fisiche e mentali» per un altro quinquiennio e a dicembre ha deciso di correre ancora. E Milano lo ha premiato, dandogli una vittoria netta contro un centrodestra che dal 2011 non riesce più a governare la città.
Troppo lunga la selezione per un candidato da opporre a Sala, troppo il fuoco amico che ha caratterizzato una campagna che si è chiusa con una débƒcle.
GIUSEPPE SALA 57,4%
LUCA BERNARDO 33,9%
Luca Bernardo, il pediatra prestato a luglio alla politica, si presenta ai cronisti con il sorriso, «perché sono un uomo del pubblico che si è prestato per 15 giorni alla corsa elettorale. Si poteva fare, l'avremmo potuto fare, ma dovevamo avere più tempo». Per lui il «vero vincitore» di queste elezioni amministrative a Milano è «l'astensionismo», ma un candidato di centrodestra non ha mai perso in modo così netto in quella che resta la città di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Deludente anche il risultato del Movimento 5 stelle, che nel capoluogo lombardo non è mai stato decisivo ma che nel 2016 era comunque riuscito a superare il 10%.
Molto peggio è andata alla candidata manager Layla Pavone, alla quale non sono bastate le numerose visite in città di Giuseppe Conte, dato che raggiunge un risultato vicino al 3% così come Gianluigi Paragone di Italexit, ex del M5S che è stato un pò il candidato outsider di queste elezioni milanesi e ha confermato la forza del movimento No Green pass in città. Toccherà però ancora a Giuseppe Sala governare i prossimi 5 anni, con delle priorità subito chiarite: l'uscita dalla pandemia e la ripresa, la gestione dei fondi del Pnrr, «cambiare il profilo della città» e preparare la strada verso le Olimpiadi invernali del 2026. «Sarò il sindaco di tutti e troverò le formule per far partecipare tutti alla politica della città», la sua promessa.
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Il Gazzettino