Sbarrare la strada ad un nuovo “caso Salvini” al Viminale, o meglio al modo in cui il segretario della Lega ha inteso svolgere il ruolo di ministro. Altro che...
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Dunque la regia su temi come sicurezza e immigrazione torna a palazzo Chigi, la cabina di coordinamento sarà la sede del governo. Potrà essere il capo dell’esecutivo, coinvolgendo tutti i ministri interessati alla materia, a firmare in prima persona i decreti legge che vengono deliberati dal Cdm e emanati dalla presidenza della Repubblica. Non succederà più che un componente del governo possa indirizzare da solo la politica del Paese per finire magari davanti ad un Tribunale dei ministri. Conte punta a spoliticizzare il Viminale, a spersonalizzarlo. Una strategia che potrà pure giovare al presidente del Consiglio qualora dovesse essere chiamato a testimoniare da Salvini nel processo che si è aperto a carico dell’ex ministro e in quelli che si apriranno. Potrà rivendicare il fatto di essere stato costretto a cambiare schema proprio perché con i dl Salvini aveva in qualche modo le mani legate.
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Il primo passo del nuovo corso è stato quello di separare i due provvedimenti: ci sarà un dl sulla sicurezza e un altro sull’immigrazione. Ma oltre all’intenzione di portare sotto il coordinamento della presidenza del Consiglio qualsiasi decisione sulla politica migratoria, c’è un cambiamento anche formale nel modus operandi del governo. Ogni atto del ministro dell’Interno dovrà essere concordato a priori con il premier. Un principio che verrà inserito quando si riscriveranno i dl Salvini. Del resto la nomina di un prefetto al Viminale è servita anche per normalizzare la situazione ed evitare che il ministero dell’Interno sia sovraesposto e sempre al centro dello scontro politico. «Tornare alle funzioni e al ruolo tradizionale del ministro dell’Interno sarebbe – sottolinea il presidente dei deputati di Leu, Fornaro – un primo grande segnale di discontinuità e di ritorno alla normalità». «Hanno la salvinite acuta», accusano dal Carroccio. «Cancellare o anche cambiare i decreti sicurezza è un danno per l’Italia e per gli italiani. Non è un dispetto a Salvini», osserva il segretario leghista.
Il lavoro di riscrittura dei Dl Salvini sarà probabilmente lungo. La Lamorgese ha chiesto tempo prima di inviare un documento che possa riassumere tutte le proposte sul tavolo. Dalla reintroduzione della protezione umanitaria al potenziamento del sistema di prima accoglienza; dal tema dell’eliminazione o riduzione delle multe alle Ong («Si va verso una proporzionalità», dice il viceministro dem Mauri) all’iscrizione all’anagrafe comunale per i richiedenti asilo. Ma ogni modifica andrà concordata con M5s che si è messo di traverso. «Bisogna attenersi solo ai rilievi del Capo dello Stato», ha spiegato anche ieri il capo delegazione Bonafede. In ogni caso non ci sarà alcuna discussione sulla possibilità di rivedere il memorandum sulla Libia. «E’ qualcosa che non c’entra nulla con questi dl», spiegano dal governo.
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Il Gazzettino