Migranti, Lampedusa fa dietrofront. Il sindaco: «Basta migranti, chiudere l'hotspot»

Migranti, Lampedusa fa dietrofront. Il sindaco: «Basta migranti, chiudere l'hotspot»
«Minacce, molestie, furti. Lampedusa è al collasso e le forze dell'ordine sono impotenti». Poi, la richiesta: «Chiedo che venga chiuso l'hotspot,...

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«Minacce, molestie, furti. Lampedusa è al collasso e le forze dell'ordine sono impotenti». Poi, la richiesta: «Chiedo che venga chiuso l'hotspot, una struttura inutile che non serve a niente». Il nuovo sindaco di Lampedusa Totò Marcello, che nelle elezioni dello scorso giugno ha trionfato sull'ex sindaco Giusi Nicolini, ieri ha lanciato l'allarme migranti per l'isola. «Nel centro ci sono 180 tunisini molti dei quali riescono tranquillamente ad aggirare i controlli: bivaccano e vivono per strada». E ancora: «I bar sono pieni di tunisini che si ubriacano e molestano le donne. Ricevo decine di messaggi di turisti impauriti. Gli albergatori, i commercianti e i ristoratori subiscono quotidianamente, non ce la fanno più».


LA NUOVA ROTTA
Così Lampedusa dice basta. Basta all'accoglienza indiscriminata, basta ai numeri eccessivi dei migranti, basta alle politiche adottate finora. Un deciso mutamento di rotta rispetto alla filosofia e all'immagine con le quali l'isola ha conquistato riflettori e attenzione internazionali, diventando un simbolo di apertura e soccorso ai migranti, tanto da essere candidata al premio Nobel per la pace. E, di fatto, all'Oscar, attraverso il docufilm Fuocoammare di Gianfranco Rosi, incentrato sugli sbarchi nell'isola, che ha vinto l'Orso d'Oro al Festival di Berlino.
Senza dimenticare il premio Unesco per la Pace assegnato all'ex sindaco Nicolini, pure finalista al premio World Mayor 2016 e, a ottobre scorso, tra le donne simbolo dell'eccellenza italiana che hanno accompagnato il premier Matteo Renzi alla Casa Bianca. Riconoscimenti internazionali per una politica che sembra conclusa.

LA CAMPAGNA
La promessa di un cambio di direzione evidente nella gestione del tema migranti è stata uno dei punti di forza della campagna elettorale di Martello, stravinta con il 40,3% dei voti, a fronte del 29,39% di Filippo Mannino e del 24,28% della Nicolini. A un'isola, a giudicare dai numeri, stremata da anni di apertura, il nuovo sindaco ieri ha dato voce: «Nonostante il centro sia presidiato da polizia, carabinieri e guardia di finanza, i tunisini entrano ed escono come e quando vogliono. Non c'è collaborazione da parte delle istituzioni. Siamo soli. C'è un grave problema di ordine pubblico, chiedo l'intervento diretto del ministro degli Interni». Dopo l'elezione, Martello, pur confermando la volontà di cambiamento aveva ribadito che Lampedusa sarebbe rimasta «l'isola dell'accoglienza. Però con dei distinguo». Ora, la richiesta di uno stop, che sostiene portando alcuni casi come esempi della situazione invivibile. «Per due volte un fruttivendolo che si trova davanti alla stazione dei carabinieri ha subito il furto di fiaschi di vino. Ci sono furti continui nelle botteghe di abbigliamento e di alimentari, molestie nei confronti dei turisti. Se non si è grado di gestire questa situazione, poiché molti di questi sono delinquenti, che vengano messi in carcere».

LA RISPOSTA
Inevitabile il dibattito politico. Secondo la Nicolini, oggi nella segreteria nazionale Pd, le frasi del sindaco nascerebbero dalla volontà di «fare terrorismo». A riprova, porta l'isola «piena di turisti» e «un solo furto da un negozio di frutta e verdura». Ammette però la riapertura di un flusso di migranti dalla Tunisia, dopo la chiusura della rotta libica. E aggiunge: «Quelli che si trovano nell'hotspot sanno di dover essere rimpatriati, il vero problema è evitare di trattenerli a lungo nell'isola».


«Sono sorpreso, io vedo un'isola vivibilissima, tranquilla e piena di turisti» dice anche il parroco di Lampedusa, don Carmelo La Magra. «Il sindaco avrà carte e dati alla mano perché se è vero quel che denuncia sarebbe grave. Ma io non vedo il minimo problema».
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Il Gazzettino