Patto di Dublino, salta l'intesa Ue sulla riforma: no di 7 Paesi. Salvini: «Vittoria»

Alla fine si sono ritrovati in 10 al vertice di Lussemburgo tra ministri della Giustizia e degli Affari interni: tutti d'accordo a dire no alla posizione di mediazione...

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Alla fine si sono ritrovati in 10 al vertice di Lussemburgo tra ministri della Giustizia e degli Affari interni: tutti d'accordo a dire no alla posizione di mediazione presentata dalla Bulgaria sul Trattato di Dublino. L'Italia a fianco di paesi che, finora, avevano osteggiato i ricollocamenti e che quindi rappresentavano dei nemici.

Una strana commistione che ha messo vicini, anche se per ragioni opposte, la Spagna, la Germania, la Lituania, l'Austria, la Lettonia, l'Ungheria, la Polonia, la Slovacchia, la Repubblica Ceca. Con l'effetto, però, di far dichiarare praticamente morta una riforma che era già nata azzoppata. Uno stop al testo, che allontana ogni speranza di accordo anche in vista del Consiglio Ue di fine giugno, e che fa immaginare una volontà diffusa di far saltare completamente il tavolo delle trattative.

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La prima a mettersi di traverso è la Germania, subito «critica» su alcuni punti della proposta della presidenza bulgara, annunciando attraverso il segretario di Stato agli Interni, Stephan Mayer, che «così com'è non accetteranno di approvarla». L'Italia aveva anticipato la sua linea di opposizione con l'intervento dell'ambasciatore a Bruxelles, Maurizio Massari. Mentre a poche ore dalla fumata nera che si è avuta a conclusione del vertice, è arrivato anche il de profundis del sottosegretario di Stato belga responsabile dell'Immigrazione, Theo Francken. «La riforma è morta - ha dichiarato senza giri di parole - Siamo vicini all'Italia. Ho chiesto a Salvini di smettere di accettare di migranti in Sicilia e in Italia, per cessare di incitare al traffico e di lasciare arricchirsi le mafie». Il Belgio è pronto al compromesso, ma non vuole «più immigrazione illegale. Diciamo come gli italiani: Basta così! Dobbiamo poter respingere le imbarcazioni. Dobbiamo trovare un modo per aggirare l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo».

Sulla stessa linea l'Austria: anticipa che abbandonerà il negoziato, puntando «sulla protezione delle frontiere esterne». E proprio dal governo di destra austriaco arriva un altro assist per l'esecutivo italiano. Il ministro dell'Interno di Vienna, Herbert Kickl, annuncia una proposta per una «rivoluzione copernicana nel settore del sistema d'asilo» della Ue, se non sarà trovato un accordo a giugno sulla riforma di Dublino. «Ho avuto una discussione telefonica con Salvini e penso che saremo in grado di sederci presto e discutere. Se non riusciremo a trovare un compromesso, il Consiglio informale a Innsbruck (a settembre, ndr) potrebbe essere usato per cambiare i paradigmi sulla questione della politica d'asilo».

NUOVE LINEE

Insomma, le vie d'uscita sembrano poche. Salvini ha accolto le decisioni del vertice come una vittoria e ha ribadito che «per i clandestini, la pacchia è strafinita». E che devono saperlo quegli irregolari che «stanno in albergo a guardare la tivù». «Siamo riusciti a bloccare una pessima controriforma, presto faremo una nostra proposta. In Europa l'Italia non è più sola», ha aggiunto. La Francia di Macron guida invece il drappello in difesa della revisione, dove molti Stati sono rimasti più per tentare l'impossibile che per reale convinzione. E secondo alcune fonti, da due mesi Parigi starebbe lavorando con Berlino e Stoccolma a una nuova proposta di intesa da portare direttamente al summit. Una tessitura che tuttavia, anche in questo caso, vede la netta opposizione dell'Ungheria di Orban.
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Il Gazzettino