Migranti, corridoi umanitari e flussi regolari: il piano che Roma porterà a Bruxelles

Vertice alla Camera in vista della riunione Ue del 25 novembre

Migranti, corridoi umanitari e flussi regolari: il piano che Roma porterà a Bruxelles
ROMA Quasi un Cdm. Per riaprire il dossier migranti Giorgia Meloni, tornata dal G20 di Bali, convoca in trasferta nei suoi uffici a Montecitorio i ministri in prima linea sul...

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ROMA Quasi un Cdm. Per riaprire il dossier migranti Giorgia Meloni, tornata dal G20 di Bali, convoca in trasferta nei suoi uffici a Montecitorio i ministri in prima linea sul fronte degli sbarchi. I vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, i titolari del Viminale e della Difesa Matteo Piantedosi e Guido Crosetto, da Chigi il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari e l'autorità delegata ai Servizi Alfredo Mantovano, insieme alla direttrice del Dis Elisabetta Belloni.


IL PIANO
La missione? Definire la proposta italiana da presentare al Consiglio Giustizia e Affari interni convocato a Bruxelles per venerdì prossimo, il 25 novembre. Dopo il braccio di ferro con la Francia per il caso Ocean Viking, il governo vuole prendere l'iniziativa in Ue. Due i canali seguiti. Da una parte la trattativa sotto traccia con la Commissione Ue per chiedere un nuovo accordo sui ricollocamenti. E scongiurare nuove «contrapposizioni tra Paesi europei» che, ha detto ieri Raffaele Fitto dal Consiglio Affari generali Ue, «non servono a nessuno».
Il lavorio diplomatico, grazie anche alle recenti missioni europee di Tajani e Piantedosi, segna qualche successo. Come le aperture della Commissione e di alcuni Stati nordeuropei alla «revisione» - leggasi «stretta» - delle regole per i salvataggi in mare. Ovvero la proposta italiana di un codice di condotta per le Ong nel Mediterraneo su cui trovare una convergenza a Bruxelles. O ancora, ma qui le resistenze restano granitiche, la proposta del governo italiano di individuare in modo chiaro nel nuovo accordo lo Stato di bandiera della nave di soccorso come responsabile del ricollocamento dei migranti.

 

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Dall'altra le prossime mosse sul fronte interno. A partire dal decreto flussi, su cui ieri pomeriggio si è tenuta una riunione di tecnici della Farnesina, del Viminale e del ministero della Giustizia. L'intenzione, spiegano fonti di governo, è aumentare il numero di lavoratori subordinati, autonomi, stagionali che ogni anno entrano attraverso canali regolari in Italia. Superando la cifra record segnata con il governo Draghi lo scorso anno, con una quota massima prevista di 69.700 migranti. Con un messaggio chiaro, riassunto ieri da Piantedosi a margine della riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza in prefettura a Napoli: «Il sogno migratorio dei giovani provenienti dall'Africa lo dobbiamo gestire noi e i Paesi da cui provengono, non certo i trafficanti». E quindi, «la fermezza che vogliamo opporre e mantenere per respingere i traffici illegali deve essere compensata con canali di flussi di ingresso legali e da un corridoio umanitario, siamo gli unici a farlo già in Europa». Sul primo fronte in pressing ci sono le associazioni di categoria. Tra le altre Coldiretti, che tramite il presidente Ettore Prandini ha chiesto al governo di accelerare con il decreto flussi per permettere l'ingresso di «almeno centomila» lavoratori migranti stagionali e supplire alla carenza di manodopera nel settore agricolo, sottraendo peraltro terreno al caporalato.

 

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I CORRIDOI UMANITARI
Il Viminale è al lavoro sul testo e pensa all'individuazione di «percorsi premiali» per quei Paesi nordafricani, come la Tunisia, che collaborano con l'Italia e da cui il flusso di partenze è continuo.
Quanto al fronte dell'accoglienza, il governo è deciso a continuare e anzi potenziare i corridoi umanitari a cui da anni collaborano entità religiose come la Comunità di Sant'Egidio o la Chiesa evangelica. Proprio per le prossime settimane, a cavallo tra novembre e dicembre, è previsto l'arrivo di un centinaio di migranti dalla Libia attraverso un corridoio gestito insieme all'Unhcr, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati. È questa una delle «esperienze che vanno messe a sistema» di cui ieri ha parlato a Napoli Piantedosi, «dobbiamo renderle istituzionali per essere il contraltare delle necessarie azioni di fermezza».


 

 

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Il Gazzettino