Messina Denaro all'autista poco prima dell'arresto: «È finita». Luppino si dichiara innocente, ma aveva "pizzini" in tasca

Il commerciante di olive afferma di non essere stato a conoscenza della vera identità del boss, ma per il gip la sua versione è «macroscopicamente inveritiera»

«È finita». Queste le parole che Matteo Messina Denaro avrebbe detto al suo autista Giovanni Luppino poco prima del suo arresto, avvenuto lunedì mattina...

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«È finita». Queste le parole che Matteo Messina Denaro avrebbe detto al suo autista Giovanni Luppino poco prima del suo arresto, avvenuto lunedì mattina alla clinica Maddalena di PalermoA raccontarlo, come si legge nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip palermitano Fabio Pilato, è lo stesso commerciante di olive finito in carcere con il capomafia.

 

Messina Denaro, Luppino resta in carcere

Luppino, interrogato ieri dal gip nel corso dell'udienza di convalida dell'arresto in flagranza, ha negato di essere stato a conoscenza dell'identità del «passeggero» che aveva accompagnato alla clinica Maddalena. Al giudice ha raccontato di aver conosciuto l'uomo che ha portato in clinica alcuni mesi prima perché gli era stato presentato da un compaesano, Andrea Bonafede, come suo cognato. Da allora non avrebbe mai più visto il boss fino a domenica, quando questi, che lui conosceva con il nome di Francesco, gli aveva chiesto di dargli un passaggio a Palermo dove avrebbe dovuto fare la chemioterapia. Una versione che, secondo la procura, sarebbe completamente inventata. L'agricoltore risponde di favoreggiamento e procurata in osservanza della pena aggravati dal metodo mafioso.

«Luppino ha concluso le sue dichiarazioni sostenendo di essersi reso conto della vera identità di Messina Denaro soltanto a seguito dell'intervento dei Carabinieri, quando aveva chiesto al tale Francesco se cercassero lui, ottenendo in risposta le testuali parole: "Sì, è finita"», si legge nell'ordinanza. Il commerciante di olive afferma di non essere stato a conoscenza della vera identità del boss, ma per il gip la sua versione è «macroscopicamente inveritiera».

 

Luppino, in tasca "pizzini" e numeri di telefono

Al momento dell'arresto Giovanni Luppino aveva in tasca, oltre a due telefoni cellulari in modalità aerea, anche dei "pizzini", «una lunghissima serie di biglietti e fogli manoscritti con numeri di telefoni, nominativi e appunti di vario genere, dal contenuto oscuro e di estremo interesse investigativo». 

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Il Gazzettino