Matteo Messina Denaro e l'attentato a Maurizio Costanzo: l'autobomba che mancò il giornalista e De Filippi

Come ha raccontato Maurizio Costanzo il boss era venuto a Roma nel 1992 con il mandato di ucciderlo per le sue dichiarazioni contro la mafia in diretta tv

Matteo Messina Denaro e l'attentato a Maurizio Costanzo: l'autobomba che mancò il giornalista e De Filippi
Rapimenti, stragi, omicidi eseguiti materialmente o come mandante. Il record criminale di Matteo Messina Denaro attraversa oltre 40 anni di storia...

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Rapimenti, stragi, omicidi eseguiti materialmente o come mandante. Il record criminale di Matteo Messina Denaro attraversa oltre 40 anni di storia d'Italia. Dalla strage di Capaci a via d'Amelio fino al rapimento e all'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo figlio del pentito di mafia Salvatore Di Matteo. E all'episodio, forse meno noto, del tentato attentato al conduttore televisivo Maurizio Costanzo nel 1992, quando il boss fece parte di un gruppo di fuoco inviato a Roma da Riina per pedinare Costanzo e uccidere Giovanni Falcone e il ministro della giustizia Claudio Martelli. L'attentato a Costanzo avrebbe dovuto essere eseguito fuori dal teatro Parioli a Roma dopo la trasmissione. 

Maurizio Costanzo e le trasmissioni contro la mafia 

Negli anni 90 il conduttore Maurizio Costanzo era fortemente nel contrastare il messaggio mafioso. Insieme a Michele Santoro realizzò una maratona televisiva a reti unite Rai-Fininvest dedicata alla lotta alla mafia che raggiunse toni molto aspri (venne bruciata una maglietta con scritto Mafia made in Italy). Questo e l'amicizia con Falcone fece sì che il conduttore venisse considerato tra i paladini mediatici della lotta alla mafia, rendendolo bersaglio da parte dei gruppi criminali. 

Matteo Messina Denaro arrestato dai carabinieri

Matteo Messina Denaro e l'attentato pianificato contro Maurizio Costanzo  

«Mi risulta dai magistrati di Firenze che Messina Denaro sia venuto al Teatro Parioli durante il 'Maurizio Costanzo Show' per vedere se si poteva fare lì l'attentato, sarebbe stata una strage. Hanno deciso di farlo quando uscivo dal Parioli», ha raccontato Maurizio Costanzo a "Un giorno da pecora", la trasmissione radiofonica che va in onda quotidianamente su RadioDue. 

Nel febbraio 1992 infatti un gruppo di fuoco composto da mafiosi di Brancaccio e della provincia di Trapani (Giuseppe Graviano, Matteo Messina Denaro, Vincenzo Sinacori, Lorenzo Tinnirello, Cristofaro Cannella, Francesco Geraci) venne spostato a Roma con la missione di uccidere Maurizio Costanzo, il magistrato Giovanni Falcone e il ministro Martelli. Non riuscendo a rintracciare Falcone e Martelli, il gruppo pedinò per più giorni Costanzo. Il conduttore venne seguito per alcune sere dopo le registrazioni della trasmissione  "Maurizio Costanzo Show". Ma quando il piano era pronto, il gruppo venne richiamato in Sicilia dal boss Salvatore Riina.  

Il secondo attentato a Costanzo e De Filippi in via Fauro

Dopo il primo tentativo sospeso, nel maggio 1993 un altro gruppo di fuoco composto da mafiosi di Brancaccio e Corso dei Mille in cui però non era presente Matteo Messina Denaro arrivò nuovamente a Roma per compiere l'attentato a Costanzo.

Secondo quanto ricostruito dai magistrati del gruppo di fuoco facevano parte Cristofaro Cannella, Cosimo Lo Nigro, Salvatore Benigno, Giuseppe Barranca, Francesco Giuliano. 

Dopo diversi sopralluoghi venne rubata una Fiat Uno che venne riempita di esplosivo e parcheggiata in via Fauro. Il primo giorno il congegno non esplose per un difetto. Il secondo giorno la bomba esplose ma Salvatore Benigno schiacciò il pulsante in ritardo: aspettava Costanzo su un'Alfa Romeo 164, mentre comparve una Mercedes blu, non blindata.  Il presentatore e la compagna Maria De Filippi rimasero illesi, la Lancia Thema con a bordo le due guardie del corpo fu scalfita dall'esplosione (i due uomini rimasero feriti). Nell'esplosione crollò il muro di una scuola, sei auto furono distrutte e sessanta danneggiate.     

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Il Gazzettino