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Quarantasei anni e cento giorni giorni di governo. Giorgia Meloni festeggia il suo compleanno in famiglia e taglia il nastro del primo ideale giro di boa del suo esecutivo. Spegne le candeline e fa il brindisi a mezzanotte, a casa di amici, con i suoi cari, la figlia Ginevra, il compagno, la sorella Arianna con il marito Francesco Lollobrigida e pochi altri intimi. Tanti invece gli auguri giunti via social, tante le telefonate di amici, parenti ed esponenti politici. A partire da quelle di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Il leader della Lega si premura di raccontare, a Milano, di aver fatto gli auguri alla premier di buon mattino, come primo atto della sua giornata, caratterizzata dalla presentazione dei candidati della Lega per le elezioni lombarde. Nel pomeriggio invece la chiamata da Arcore del Cavaliere. La domenica della premier è stata dunque inframmezzata dai messaggi di auguri, delle brevi pause tra una telefonta di lavoro e l'altra. «Grazie a tutti per i messaggi», scrive augurandosi di non deludere chi ha creduto in lei, un augurio che diventa una dichiarazione rivolta a tutto il Paese perché torni ad essere «la grande nazione che merita di essere». E dopo i sobri festeggiamenti, il lavoro con l'organizzazione della nuova settimana di impegni a Palazzo Chigi.
Pressing di Salvini sull'Autonomia
Intanto Salvini torna in pressing sull'autonomia: «Sono sicuro che dopo 30 anni di battaglie, grazie a un centrodestra serio e compatto al governo e alla presenza importante della Lega, l'autonomia sarà realtà entro il 2023».
Fini: «Autonomia? Fretta cattiva consigliera»
Fini vede «qualche scoglio» sulla navigazione e avverte: «Le fibrillazioni in un governo di coalizione sono inevitabili, siamo alla vigilia del voto alle regionali, è un test politico. La benzina evapora e stanno evaporando anche le fibrillazioni ma all'interno della maggioranza c'è un partito che ha avuto un grande successo e i partner sono caduti in basso, hanno bisogno di alzare una bandiera: il tema delle accise era lì sul tavolo. Dopo di che anche Fi ha capito che usare i 10 miliardi per mantenere lo sconto era un lusso che l'Italia poteva permettersi».
L'Autonomia va fatta ma «est modus in rebus e la fretta può essere cattiva consigliera», è il «caveat» di Gianfranco Fini a Mezz'ora in più sulla riforma voluta dalla Lega. «Senza fondo di compensazione - osserva - metteremmo a rischio l'unità nazionale. Si faccia ma con modo perchè la fretta è cattiva consigliera e se la riforma si fa male c'è questo rischio».
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