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«La voce dell’Italia sarà forte». Ancora prima di partire alla volta di Bruxelles ieri mattina, Giorgia Meloni ha messo in chiaro lo spirito con cui aveva intenzione di gestire il triplo vertice europeo che l’attendeva. Obiettivo chiaramente ribadito quando, a sera, al suo primo red carpet all’ombra della lanterna del Consiglio europeo, ha spiegato come la “sua” sia «una Italia che vuole partecipare, collaborare e difendere l’interesse nazionale dentro alla dimensione Ue insieme agli altri Paesi». A partire dalla questione migranti su cui la premier, trovando «orecchie disponibili», ha chiesto «un cambio di punto di vista». E cioè che, a dispetto delle polemiche a distanza con Berlino, «la priorità è quella già prevista nelle normative europee, che è la difesa dei confini esterni».
Meloni si racconta: «Se non hai niente da perdere puoi tirare di più la corda». Ecco La sua road map
Per quanto l’imprinting dei colloqui con Roberta Metsola, Ursula von der Leyen e Charles Michel - rispettivamente presidenti di Europarlamento, Commissione e Consiglio europeo - sia rimasto quello formale di presentarsi e, in maniera simbolica, stabilire un canale di dialogo dopo anni di scontri anche piuttosto duri, la presidente del Consiglio ha in pratica tenuto a ribadire a tutti il tipo di rapporto che ha in mente di instaurare con Bruxelles. Più che una riconciliazione di facciata, un messaggio vero e proprio, che è il frutto del paziente lavoro condotto in Europa dal ministro degli Affari Ue Raffaele Fitto, ieri sempre accanto alla premier al pari del suo consigliere diplomatico, l’ambasciatore Francesco Taló.
Un’impostazione che, nel giorno in cui la Banca centrale ha invitato i ventisette a serrare i cordoni della borsa limitando la spesa inutile e invitando a ridurre il debito (posta la necessità delle riforme), ha portato Meloni a sottolineare che non vi sia nulla da demonizzare. «Credo che vedersi da vicino possa aiutare a cambiare la narrativa fatta sulla sottoscritta e sul governo italiano.
D’altro canto, restando sul fronte italiano, appena arrivata a Bruxelles là premier ha incontrato a pranzo anche il commissario europeo Paolo Gentiloni e l’ambasciatore italiano Piero Benassi. Un momento utile a confrontarsi sui margini di manovra entro cui muoversi per non creare inutili tensioni, specie sul Pnrr e sulla richiesta di debito comune, il cosiddetto Sure 2.0. Punto su cui, a quanto si apprende, l’ex presidente del Consiglio ha invitato alla cautela. Un punto su cui Meloni ha battuto durante i colloqui, entrambi «positivi», con von der Leyen e Michel (con cui poi si è fermata anche a cena: «Meloni ha ribadito di voler essere un partner leale»): si è parlato «di come spendere al meglio» i fondi «in particolare del Pnrr» a fronte «delle difficoltà come l’aumento delle materie prime e l’inflazione».
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