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Relatlimab e nivolumab corrono in soccorso alla lotta al melanoma. Questo mix di farmaci sembrerebbe poter, in futuro, contenere la libera progressione di questa particolare forma di tumore della pelle che permette un'incontrollata crescita delle cellule che producono il pigmento (melanociti) localizzate nella pelle. Le speranze arrivano da uno studio di fase 2/3 che ha analizzato una combinazione in dose fissa di due molecole, appunto il relatlimab e il nivolumab, nei pazienti che avevano un melanoma con metastasi o che non è stato rimosso chirurgicamente e che non è stato trattato in precedenza. Il lavoro (confrontato rispetto all'assunzione di solo nivolumab) ha raggiunto l'obiettivo primario di sopravvivenza libera da progressione, mentre ora è in corso lo studio per valutarne l'obiettivo secondario della sopravvivenza globale.
I farmaci usati
Il nivolumab è un inibitore del checkpoint primario Pd-1, che serve a ristabilire la risposta immunitaria anti-tumorale, mentre il relatlimab è un anticorpo anti-Lag-3, che ruota attorno all'attività delle cellule T, determinando una compromissione della capacità di attaccare le cellule tumorali. «Gli inibitori di checkpoint immunitari in monoterapia o in combinazione hanno trasformato il trattamento e migliorato i tassi di sopravvivenza dei pazienti con melanoma metastatico o non operabile.
Melanoma metastatico oltre 94.000 vittime nel 2035
Tuttavia, rimane un considerevole numero di pazienti che potrebbero beneficiare di una nuova terapia di combinazione che influenza vie cellulari potenzialmente complementari per migliorare l'attività anti-tumorale», ha spiegato Jonathan Cheng, senior vice president ed head of oncology development di Bristol Myers Squibb.
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Il Gazzettino