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Lei manager di un'importante multinazionale, lui operaio in una ditta della provincia di Torino, dove la coppia risiedeva insieme alla figlia. Una storia d'amore iniziata serenamente nonostante le etichette, ma diventata progressivamente insopportabile per la donna, costretta a subire aggressioni fisiche durante i litigi sempre più violenti, e le continue vessazioni psicologiche del marito. «Mi accusava che avevo in testa solo il lavoro, che la casa era uno schifo e che non lo supportavo abbastanza», ha raccontato la donna in tribunale, davanti alla pm Barbara Badellino.
L'inizio della relazione e i maltrattamenti
I due si sono conosciuti in discoteca nel 2007: «Era una bella relazione - ricorda la donna - con buoni sentimenti e solide verità. Non ho visto segnali sbagliati». Poi, negli anni, il matrimonio si è complicato.
L'uomo comincia ad accusare la moglie di disinteressarsi della vita domestica e di dare proprità solo alla propria carriera. Le discussioni diventano violente, fino a comprendere anche minacce di morte e violenze fisiche. Durante una lite, lui avrebbe minacciato di tagliarle la gola: un'accusa che l'uomo nega, ammettendo però la propria frustrazione verso la moglie: «Venivo trattato come un operaio di m**, lei parlava solo di lavoro, ma se ne fregava della casa e della bambina, non parliamo del marito».
La decisione di separarsi non mette fine alle vessazioni: lui - secondo quanto dichiarato dalla donna - minaccia di ucciderla nel caso gli portasse via la bambina. Di lì la decisione di rivolgersi ad un centro antiviolenza, affidandosi contemporaneamente ad un avvocato. Ora l'uomo è sotto processo per maltrattamenti aggravati presso la prima sezione penale del Tribunale di Torino, che deciderà sulle esatte responsabilità e la relativa pena da scontare.
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Il Gazzettino