Suonano forte le campane della parrocchia di San Paolo Apostolo, al Parco Verde di Caivano (Napoli) all'arrivo della bara bianca di Maria Paola Gaglione, morta nella notte...
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Ciro, il fidanzato transessuale di Paola, non c'è. Prima della cerimonia, scortato dalla Polizia si è recato all'obitorio a salutare la salma. Per suo conto viene affisso davanti alla chiesa un poster : «il mio cuore con te, il nostro amore oltre le nuvole, correvamo verso la nostra libertà» con quattro foto con Maria Paola. Naturalmente non c' è Michele, il fratello 30 enne, che avrebbe provocato la morte della ragazza facendo perdere l' equilibrio allo scooter sul quale viaggiava a calci, e forse speronandolo. La famiglia ha inserito il suo nome nel manifesto a lutto. È in carcere. «Appena possibile si recherà al cimitero - dice il suo avvocato - Domenico Paolella - faremo un'istanza ad hoc». A raccontare una storia diversa rispetto a quella dell' ostilità della famiglia al rapporto tra Ciro e di Maria Paola, è Ciro Mazza, 30 anni, ex pregiudicato del «sistema» (la camorra, n.d.r.) , diventato l'animatore dell' associazione «Un' infanzia da vivere», per i bambini del rione. «La reazione di Michele, che pagherà per quello che ha fatto, è la reazione di un fratello che vedeva Maria Paola sbandata, accanto ad uno che aveva problemi con la giustizia, che dormiva ospite di qualcuno ogni notte.
La transessualità non c' entra - aggiunge - Paola aveva uno zio omosessuale che ha vissuto 35 anni con loro».
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Il parroco: «Scusaci, Paola»
«Scusaci Paolè, ti chiediamo perdono per non essere stati capaci di custodire questa tua fragile e preziosissima vita». Lo ha detto don Maurizio Patriciello, parroco della chiesa di San Paolo Apostolo nel Parco Verde di Caivano (Napoli), nella sua omelia pronunciata durante i funerali di Maria Paola Gaglione.«Oggi dopo tanto parlare - ha aggiunto don Patriciello - vogliamo volgere lo sguardo a te Paola. Sei passata in questo mondo come un fulmine e troppo presto per te è giunta la sera, una tragica, fulminea, terribile sera. Se la morte mettesse davvero la parola fine alla gioia della vita ci sarebbe di che disperarsi, ma noi siamo in una chiesa cristiana cattolica, la stessa dove sei stata battezzata da questo prete che sta celebrando il tuo funerale. Oggi, secondo una logica umana, in questa chiesa siamo tante persone vive e una ragazza defunta in quella bara bianca. Ebbene, per i cristiani le cose non sanno così, davanti a Dio non esiste il regno dei vivi e il regno della morte, solo il regno di Dio».
Il fratello voleva assistere alle esequie
Avrebbe voluto assistere ai funerali, Michele Antonio Gaglione, il giovane di 30 anni accusato dell'omicidio preterintenzionale della sorella, Maria Paola. Attraverso i suoi avvocati voleva presentare istanza, ma sarebbe stato tutto inutile. «Non saremmo riusciti ad avere il nullaosta - fa sapere il legale del giovane, Domenico Paolella - soprattutto perché deve rispettare la quarantena prima di uscire dal carcere. Appena sarà possibile si recherà in cimitero, noi faremo certamente istanza. Ora sussistono ostacoli».Ieri il gip di Nola (Napoli) Fortuna Basile ha confermato la custodia cautelare in carcere nei confronti di Michele, ritenendolo «incapace di controllare le proprie pulsioni aggressive» e dotato, quindi, di «una accentuata pericolosità sociale». I legali del 30enne hanno annunciato ricorso al Tribunale del Riesame.
Ciro a Ogni Mattina: «È stata il mio primo amore»
Ciro Migliore è stato intervistato da Ogni Mattina, programma di Tv8 condotto da Adriana Volpe e Alessio Viola. Il ragazzo ha parlato di Maria Paola e della loro storia: «Posso solo dire che noi abbiamo vinto. Anche se non siamo più insieme, abbiamo vinto contro tutti, soprattutto contro la (sua) famiglia, perché non volevano. Per loro non ero un ragazzo».«È stata il mio primo amore, l'ho conosciuta a 15 anni. Ci vuole tanto coraggio per amare. Abbiamo provatoa spiegare ai familiari di Paola il nostro rapporto, ma per loro eravamo due donne e non avremmo dovuto stare insieme. Mia madre invece no, aveva pianamente accettato Paola».
«Paola mi ha amato per quello che sono, per il cuore, non per il sesso o per l'aspetto. Ci vedevamo di nascosto e solo negli ultimi 23 giorni della nostra storia abbiamo potuto vivere insieme. Ha sfidato tutti per noi. Aspettavamo la sua maggiore età per scappare insieme».
«Amare significa lottare, combattere, perché sennò non si vive e non avere paura di nessuno, ho chiesto di essere dimesso per partecipare al suo funerale, per dirle l'ultima volta che la amo».
Il parroco di Caivano: «Fermare l'odio»
Don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano, invita a «fermare odio e violenza», che montano «nei comportamenti come sui social» e a non «alzare bandiere ideologiche», poco prima di celebrare i funerali di Maria Paola, la 18enne morta durante l'inseguimento del fratello, contrario alla sua relazione con il compagno transessuale. «Si celebra una Messa funebre, davanti ai genitori, ai fratelli, e io devo annunciare la parola di Dio e pregare. Per o vivi e per i morti». Il sacerdote, che ha battezzato Maria Paola, insiste sul dolore delle famiglie. Quanto alla reazione «drammatica e sbagliata» del fratello, Don Patricello osserva: «Nella sua testa pensava di salvarla». «Ma se non fermiamo l'odio che dilaga - conclude - non dobbiamo poi meravigliarci di quello che succede». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino