Che fine ha fatto la maglia blu indossata da Marco Vannini il giorno in cui è stato ucciso? È solo uno dei misteri legati all’omicidio del ragazzo cerveterano...
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Cassazione, svolta sull'omicidio Vannini: «Nuovo processo per Ciontoli»
Omicidio Vannini, il giallo delle intercettazioni: le telefonate di Ciontoli mai annotate
Quello che è certo è che Marco è arrivato al posto di primo intervento di Ladispoli con abiti diversi da quelli con cui era uscito di casa il 17 maggio 2015. «Tante cose non ci avevano convinto, – aggiunge il padre della virtima, Valerio Vannini – a cominciare dal fatto che Federico e la fidanzata Viola furono visti in strada prima dell’arrivo dell’ambulanza. E poi Viola e Martina che invece arrivarono dopo al posto di primo intervento con un’altra auto. Tutto molto strano». Le attività investigative dei carabinieri e della procura di Civitavecchia sono reputate lacunose. La villa dei Ciontoli non fu sequestrata dopo l’omicidio. Il luminol non fu usato sulla scena del crimine, ossia il bagno dove – hanno raccontato gli imputati – Marco Vannini era nudo nella vasca per farsi una doccia. Nessun ordinanza cautelare emessa per Antonio Ciontoli, sottoufficiale della Marina in forza ai servizi segreti, che si era attribuito la responsabilità dello sparo.
Marco Vannini
E poi altri dubbi. Il corpo del povero ragazzo spostato qua e là nella casa. Dai documenti relativi ai tabulati telefonici risulta che l’ex 007 sia stato intercettato la prima volta alle 22.29 del 18 maggio. Oltre due ore dopo il resto dei familiari. Più di due ore dopo rispetto persino ai genitori della vittima. Inoltre ai periti della difesa non è stata data la possibilità di accedere nella villetta di via De Gasperi. Se alcuni esami sono irripetibili perché non svolti nell’immediatezza dei fatti, altri invece potrebbero essere utili nell’appello bis. Su tutti la riproduzione dello sparo dell’arma del delitto per stabilire con precisione il suono emesso in un ambiente chiuso. Una richiesta avanzata da Luciano Garofano, ex generale dei Ris e consulente tecnico della famiglia Vannini, non presa finora in considerazione dai giudici. «Il colpo di pistola ha prodotto un rumore da almeno 130 decibel», ha sempre detto Garofano. Un fracasso equivalente all’accensione di un martello pneumatico.
Per capire se i giudici di secondo grado possano accogliere perizie e nuove testimonianze bisognerà attendere le motivazioni della sentenza della Cassazione che verranno rese note entro 60 giorni. «È stato appagante – interviene il legale dei Vannini, Celestino Gnazi - sentir confermare dalla Cassazione l’impostazione giuridica che avevo adottato sin dal primo giorno: che si trattava, cioè, di un omicidio volontario sotto il profilo del dolo eventuale a causa del comportamento omissivo dei presenti».
Il Gazzettino