I genitori volevano a tutti i costi che la loro figlia interrompesse il rapporto con il suo fidanzato. Persona degnissima, ma appartenente a una casta inferiore alla loro....
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Con un blitz hanno liberato la ragazza in un abitazione dell'Alto Mantovano, dove è fitta la presenza di indiani che lavorano nelle aziende agricole, soprattutto come mungitori. La ventenne, spaventata ma in buone condizioni fisiche, ha raccontato senza esitazioni davanti agli investigatori quanto le era successo. Aveva conosciuto quel ragazzo, sempre indiano e coetaneo, e ne era nata una storia d'amore che la coppia avrebbe voluto coronare con un matrimonio. La famiglia ha fatto di tutto perché non accadesse: il fidanzato apparteneva a una casta inferiore e la figlia non doveva più vederlo. Quindi, non solo nessun consenso alle nozze ma anche minacce di morte in più occasioni a lei e al ragazzo. Quando gli agenti hanno trovato la casa in cui era segregata hanno fatto irruzione e l'hanno liberata, senza che i parenti opponessero resistenza. Ora la ventenne si trova in una residenza sicura, sconosciuta alla famiglia, per cercare di dimenticare l'incubo in cui era sprofondata.
I genitori e le persone che li hanno aiutati a tenere segregata la figlia sono stati denunciati per sequestro di persona, minaccia e maltrattamenti in famiglia. «Ancora una donna vittima di violenze che pensavamo superate da secoli, in Lombardia.
Il Gazzettino