Una manovra a debito con nuove tasse e ipoteche sul futuro

La quota non è colossale, circa 550 milioni su un totale di 10,3 miliardi: sono le voci di entrata che contribuiscono allo sforzo finanziario promesso dal nostro Paese per...

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La quota non è colossale, circa 550 milioni su un totale di 10,3 miliardi: sono le voci di entrata che contribuiscono allo sforzo finanziario promesso dal nostro Paese per ridurre il deficit ed evitare la bocciatura europea. Ma la sommatoria politica di questa stangatine, a cui si aggiunge qualche altro provvedimento maturato nei giorni precedenti, può essere più rilevante. Le categorie colpite, che già hanno iniziato a far sentire la propria voce, vanno dal terzo settore al mondo del web e della pubblicità on line.


Così chi è in pensione paga l'uscita anticipata degli altri

Mentre il progetto originario della flat tax per tutti i contribuenti si è ridotto per ora ad un intervento a favore di unaquota di partite Iva. Dal 2020 si riproporrà poi il tema delle clausole di salvaguardia Iva, che questo esecutivo aveva parzialmente disinnescato trovandosi poi a doverle incrementare all'ultimo momento. Ecco quindi che chi dovrà impostare la manovra il prossimo anno partirà con un handicap di 23 miliardi, praticamente doppio rispetto a quello appena azzerato. Nel 2021 si arriverebbe poi a 29 miliardi, il che fa pensare che stavolta sarà difficile disinnescare davvero le clausole: diventerebbe più realistico un aumento quanto meno selettivo dell'imposta. È questo ormai da anni il progetto del ministero dell'Economia. In realtà però i nodi potrebbero venire al pettine anche prima, perché accanto ai 10 miliardi aggiuntivi ce ne sono altri 2 che potrebbero scattare a metà anno, con la verifica prevista per il mese di luglio.


Anzi i fondi sono già bloccati e potranno essere resi disponibili solo qualora il monitoraggio sul deficit dia un risultato in linea con le attese. In caso si scostamenti invece le somme resteranno bloccate, a meno naturalmente di sostituirle con altre voci. Gli importi contenuti in un allegato dell'emendamento governativo attingono ai bilanci di tutti i ministeri, con lo stesso Mef che come di consueto fa la parte del leone (quasi 1,2 miliardi). Le potenziali sforbiciate riguardano temi come politiche sociali e famiglia, cooperazione allo sviluppo, diritto allo studio e sistema universitario, giustizia, ricerca scientifica. Intanto il ministro Tria ha fatto sapere con una comunicazione al Parlamento che la riduzione della stima di crescita per il 2019 (dall'1,5 all'1%) dipende dai rischi internazionali, dall'aumento dei rendimenti ma anche dal ritardo con cui saranno applicate alcune delle stesse misure della manovra.
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Il Gazzettino