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L'appuntamento è per domani alle 14, a Palazzo Madama. E' lì, nella sede del Senato, che archiviata la pausa natalizia riprenderà l'esame della manovra, approvata alla Camera due giorni fa dopo una lunga maratona notturna. E proprio come a Montecitorio, per non correre rischi, il governo ha optato per la via più sicura: quella di mettere la fiducia sulla legge di Bilancio.
Evitare l'esercizio provvisorio
Troppo stretti i tempi, troppo importante la partita per rischiare: l'intero provvedimento va licenziato entro il 31 dicembre, pena l'esercizio provvisorio. Un'eventualità che nella storia repubblicana si è verificata (calcolano gli esperti di procedure parlamentari) 33 volte, l'ultima delle quali nel 1988. In pratica, si tratterebbe dell'impossibilità per il governo di spendere le risorse messe a bilancio, dovendo limitarsi a far uscire dalle casse pubbliche non più di un dodicesimo ogni mese di quanto previsto dai saldi di finanza pubblica per l'intero anno. Una condizione che, aldilà degli effetti pratici, avrebbe pesanti ripercussioni simboliche, in termini di credibilità dell'Italia sui mercati finanziari.
La fiducia
Ecco perché anche al Senato si procederà con la fiducia: tutti gli emendamenti presentati in Aula dai senatori decadranno, e si voterà il testo così com'è stato proposto dal governo.
Il calendario
Dunque, si comincia il 27: alle 13 è fissata la conferenza dei capigruppo, per definire l'iter esatto dell'approvazione, alle 14 la riunione dell'Aula, per "comunicazioni del presidente" (mentre il testo passerà da un rapido vaglio della commissione Bilancio che potrebbe protrarsi fino alla mattina seguente). Il calendario prevede poi che l'Assemblea di Palazzo Madama si riunisca il 28 dalle 9,30 (con ogni probabilità proprio per dare l'ok alla fiducia, che verrà annunciata dal ministro dei Rapporti col parlamento Luca Ciriani). Poi il 29, sempre dalle 9,30, nuova convocazione. Quest'ultima seduta contiene però la specifica "se necessaria": l'ipotesi, quindi, è che giovedì la manovra possa aver già ricevuto l'ok definitivo del Senato.
Sempre che le opposizioni, M5S e Pd in testa, non intendano mettere i bastoni tra le ruote all'esecutivo, magari provando a fare ostruzionismo. Durante la sessione alla Camera, qualche giorno fa, i deputati pentastellati capeggiati da Giuseppe Conte avevano dato vita a una protesta con una diretta fiume via social: "Visto che il governo non ci ha concesso di dibattere sulla manovra, noi lo faremo lo stesso", la linea dei grillini.
I lavori di Palazzo Madama sul Bilancio affiancheranno quelli di Montecitorio sul decreto anti-Rave: un altro provvedimento il cui via libera definitivo corre sul filo dei giorni, se non delle ore. Approvato il 13 dicembre al Senato, è atteso alla Camera per il 27: pena la decadenza, dovrà essere convertito entro il 30 dicembre. E le opposizioni, anche in questo caso, hanno già fatto sapere che intendono dare battaglia.
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