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Clarissa è il nome (di fantasia) di una lavoratrice vittima dei soprusi della sua azienda solo perché ha scelto di essere madre, non una ma ben due volte. Un atto di coraggio se si considera il trattamento che la donna ha ricevuto dall'azienda dove lavorava.
Circa quattro anni fa, la donna denunciò al Corriere la condizione lavorativa in cui viveva: da circa 15 anni lavorava in un'azienda che attuava nei suo confronti pratiche di mobbing per indurla a dimettersi, come: «Se torni al lavoro ti faremo morire».
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Il danno biologico
Nell'ottobre del 2019, la denuncia pubblica: «Su consiglio dell’avvocato - spiega Clarissa - e considerando i costi che quella vicenda stava imponendo alla mia famiglia, ho deciso di arrendermi. Mi sono dimessa prima del compimento del primo anno della bambina, ma sulla base di un accordo che prevedeva non soltanto una buonuscita ma anche, e soprattutto, il riconoscimento da parte del datore di lavoro di avermi procurato un danno biologico. Ecco, quando ho sentito pronunciare quella frase, lo voglio dire ancora oggi, ho provato l’unica gioia di tutto quel periodo orribile». La sua vita è andata avanti, i figli sono cresciuti e soprattutto Clarissa ha trovato un nuovo lavoro ma la cicatrice resta ancora aperta «Ho esultato per una vittoria, ma il caso era davvero triste».
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Il Gazzettino