Gestione dei migranti, Lucano indagato per truffa e falso, divieto di dimora prolungato

Ancora per un anno Domenico Lucano non potrà fare rientro a Riace, il centro della Locride di cui è stato sindaco, a causa del divieto di dimora disposto a suo...

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Ancora per un anno Domenico Lucano non potrà fare rientro a Riace, il centro della Locride di cui è stato sindaco, a causa del divieto di dimora disposto a suo carico dal Tribunale della libertà di Reggio Calabria. È l'effetto determinato dal rinvio a giudizio deciso nei confronti di Lucano dal Gup di Locri, Amelia Monteleone, nell'ambito dell'inchiesta «Xenia» che nell'ottobre del 2018 portò all'arresto del sindaco sospeso di Riace.


Il Tribunale della libertà di Reggio Calabria, nel disporre la revoca dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Locri nei confronti di Lucano, emise a suo carico il divieto di dimora per sei mesi a Riace, impedendogli così di continuare a risiedere nel centro della Locride. Periodo che adesso viene prolungato ad un anno per effetto del provvedimento di rinvio a giudizio. Lo stesso Tribunale della libertà di Reggio Calabria, comunque, dovrà pronunciarsi nuovamente sul divieto di dimora a carico di Lucano dopo il recente annullamento con rinvio del provvedimento da parte della Corte di Cassazione.

La Procura di Locri ha emesso un avviso di conclusione delle indagini a carico di Mimmo Lucano. Si tratta di un'altra indagine sul sindaco sospeso di Riace, 61 anni, al quale vengono contestati i reati di truffa e falso ideologico in relazione alla gestione dei migranti nel centro della Locride, materia per la quale lo stesso Lucano fu arrestato nell'ottobre del 2018. Con Lucano, nel procedimento per il quale é stato emesso l'avviso, sono indagate altre nove persone.


Sono otto gli episodi di truffa contestati al sindaco sospeso di Riace, Domenico Lucano, nell'indagine per la quale é stato emesso a suo carico un nuovo avviso di conclusione delle indagini preliminari. A Lucano viene contestato, in particolare, «di avere indotto in errore - é detto nel capo d'imputazione - il Ministero dell'Interno e la Prefettura di Reggio Calabria ricorrendo all'artificio di predisporre una falsa attestazione», a firma dello stesso Lucano, «in cui veniva dichiarato che le strutture di accoglienza per ospitare i migranti esistenti nel territorio del comune di Riace erano rispondenti e conformi alle normative vigenti in materia di idoneità abitativa, impiantistica e condizioni igienico-sanitarie, laddove così in effetti non era, essendo quegli appartamenti privi di collaudo statico e certificato di abitabilità, documenti indispensabili per l'utilizzo sopra specificato e per come richiesto dal manuale operativo Sprar e dalle convenzioni stipulate tra il Comune di Riace e la Prefettura di Reggio Calabria».

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Il Gazzettino