Manuel Bortuzzo, il papà Franco: «Luca era sportivo come il mio Manuel, ucciso senza un motivo»

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«Sono sconvolto. Non sapevo che fosse morto». Franco Bortuzzo, il papà di Manuel, il diciannovenne colpito il 3 febbraio scorso dal proiettile di una P38 che gli ha attraversato il polmone e lesionato la spina dorsale, è senza parole. Apprende la notizia della morte di Luca Sacchi e rivede l'orrore che ha segnato per sempre la sua famiglia. Manuel ha le gambe paralizzate. Luca è morto. Per un attimo Franco Bortuzzo, riavvolge il nastro. Immagina un'altra fine, pensa che addirittura sarebbe potuta andare anche peggio: suo figlio è vivo. Luca no.


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Un ragazzo di 25 anni è stato aggredito e ucciso per strada senza un motivo. Per Manuel è andata più o meno allo stesso modo. Ma l'epilogo è stato diverso. Che effetto le fa?
«Sono sconvolto. È un orrore. È una vicenda così simile a quella di Manuel che non riesco neppure a commentarla. Anche Manuel era con la sua fidanzatina, proprio come Luca. Una serata tranquilla, normale. Non sapevo fosse morto. È atroce. E Manuel non lo sa ancora. È terribile, brutale. Penso come tutto sia così casuale, anche la vita. Fa paura. Luca era uno sportivo, proprio come Manuel. Ed è morto senza una ragione. Poteva succedere a mio figlio. Io sono senza parole. Davanti a un fatto così terribile non può esserci un commento. Sono cose inspiegabili e irragionevoli».

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Nel caso di Manuel i responsabili sono stati arrestati in fretta. C'è già stata una condanna.
«Credo che anche in questo caso andrà così. Tre o quattro giorni e li prenderanno. Ne sono sicuro. Rintracceranno i responsabili di questo delitto terribile.
 

A Luca, come a Manuel, hanno sparato per nulla.

«La verità è che le armi circolano con una facilità impressionante. È tutto così brutale. Mi sembrano cose dell'altro mondo, che non riesco a capire. Si spara per nulla. Penso che dipenda dalla cultura e dall'educazione delle persone. Dall'incapacità di tirare su i figli nel modo giusto. Di insegnargli il valore della vita. Anche uno scippo oggi si fa con una pistola. I ragazzi si trasformano in killer. Si spara per nulla. Se avessero altri interessi, se fossero cresciuti con obiettivi tutto sarebbe diverso. E non starebbero a sparare a coetanei. Per me la chiave resta lo sport. Dopo gli allenamenti i ragazzi sono esausti. Mi chiedo cosa pensino questi genitori, se non si accorgono che i loro figli sono potenziali killer. Ragazzi a cui manca qualcosa nel cervello, che girano con le pistole, che vanno in giro a rapinare la gente. Scimmiottano le serie criminali. Finché sarà così altri ragazzi saranno a rischio, senza avere alcuna responsabilità».

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Il Gazzettino