Long Covid, esame del sangue per scoprire chi è a rischio: lo studio

I ricercatori hanno scoperto che i pazienti in cui il Covid si sviluppa con sintomi a lungo termine, come l'affaticamento, presentano livelli più bassi di alcuni anticorpi nel sangue subito dopo essere stati infettati dal coronavirus

Long Covid, esame del sangue per scoprire chi è a rischio: lo studio
Una semplice analisi del sangue permetterà di scoprire quanti rischi ha una persona di sviluppare il Long Covid, di avere cioè sintomi del virus per settimane, mesi...

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Una semplice analisi del sangue permetterà di scoprire quanti rischi ha una persona di sviluppare il Long Covid, di avere cioè sintomi del virus per settimane, mesi e persino anni dopo l'infezione. Questa possibilità viene offerta in prospettiva dai risultati di uno studio pubblicato da Nature Communications e su cui nei giorni scorsi ha fatto il punto Nbc news. I ricercatori hanno scoperto che i pazienti in cui il Covid si sviluppa con sintomi a lungo termine, come l'affaticamento, presentano livelli più bassi di alcuni anticorpi nel sangue subito dopo essere stati infettati dal coronavirus. «Vogliamo essere in grado di riconoscere il prima possibile chi è a rischio di sviluppare il long Covid» ha detto il dottor Onur Boyman, autore del nuovo studio e ricercatore nel dipartimento di immunologia dell'ospedale universitario di Zurigo. E Charles Downs, ricercatore sugli effetti di questa patologia e professore associato nella School of nursing and health studies dell'università di Miami, ha definito la ricerca «molto promettente». Una ricerca che ha naturalmente bisogno di ulteriori approfondimenti per tradursi in risultati concreti.

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Il Long Covid: lo studio

Il long Covid è una patologia ancora poco conosciuta, ha ricordato Nbc news, per la quale non esiste un trattamento standard. Il numero preciso dei pazienti che ne soffrono, del resto, non è ancora chiaro, «anche se è stato stimato che un terzo dei pazienti Covid potrebbe manifestare sintomi per almeno un mese». La ricerca di Boyman, riporta Nbc news, «è cominciata all'inizio del 2020, durante la prima ondata della pandemia. Il suo team ha seguito i pazienti attraverso la fase acuta dell'infezione e poi per un anno, quando il fenomeno del Long Covid è diventato evidente. Confrontando più di 500 pazienti Covid, alcuni dei quali hanno avuto un lungo periodo di malattia e altri i cui sintomi si sono risolti, sono emerse alcune differenze fondamentali. La più lampante è stato il modo con cui i sistemi immunitari hanno inizialmente reagito al virus nei pazienti che hanno sviluppato il Covid più a lungo. Questi ultimi hanno mostrato una marcata diminuzione dei livelli di due immunoglobuline, IgM e IgG3, che sono anticorpi che il sistema immunitario produce per combattere le infezioni». Naturalmente nei sistemi immunitari sani i livelli di queste immunoglobuline tendono ad aumentare, non a diminuire, di fronte a un'infezione.

Le prospettive

Dunque il livello degli anticorpi, se combinato con altri fattori come la mezza età e l'asma, dovrebbe permettere di prevedere al 75% l'insorgenza del long Covid. Se confermata da studi più ampi, la ricerca potrebbe essere «un importante passo avanti» ha confermato il dottor Kartik Sehgal, oncologo al Dana-farber cancer institute di Boston. Lo studio è iniziato prima che i vaccini fossero disponibili e che si diffondesse la variante Omicron. Quindi «sarebbe importante vedere se questi marcatori sono ancora predittivi nelle persone vaccinate» ha affermato Claire Steves, docente al King's College di Londra.

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Il Gazzettino