Long Covid, come riconoscerlo? Una ricerca italiana scopre le molecole che lo "identificano"

Lo studio a cura di Usl Toscana Centro e Università di Firenze Firenze è stato pubblicato su «Plos Pathogens»

Long Covid, ricerca italiana scopre le molecole per capire a che stadio è la malattia
Alcune molecole che potrebbero aiutare a capire se si è affetti da "Long Covid", cioè se il virus sta continuando a colpire il nostro organismo anche dopo...

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Alcune molecole che potrebbero aiutare a capire se si è affetti da "Long Covid", cioè se il virus sta continuando a colpire il nostro organismo anche dopo la negativizzazione. Lo afferma uno studio pubblicato su «Plos Pathogens», a cura di Usl Toscana Centro e Università di Firenze, e realizzato con il finanziamento della Regione Toscana  che ha indagato dal punto di vista biochimico e non solo sintomatico  il fenomeno del "Long Covid". 

La ricerca su 250 pazienti

La ricerca ha utilizzato la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (Rmn) per caratterizzare più a fondo le basi molecolari della patologia e individuare possibili marcatori del decorso della malattia. La ricerca ha analizzato il plasma di quasi 250 pazienti affetti da Covid (luglio 2020 - aprile 2021) e ricoverati presso varie strutture di USL Toscana Centro.

Metaboliti e lipoproteine per capire "lo stadio" della malattia 

È emerso che l'infezione provoca alterazioni significative sia a livello di metaboliti, piccole molecole organiche prodotte dal metabolismo (che è l'insieme dei processi biochimici ed energetici che si svolgono negli organismi viventi), sia a livello di lipoproteine, proteine coniugate a grassi come il colesterolo e i trigliceridi. Si è appurato che l'entità delle alterazioni dei livelli di queste molecole è correlata con la gravità della malattia e che i valori tornano alla normalità dopo circa 6 mesi dalla negativizzazione.

Lo studio nasce da una collaborazione tra il gruppo di Giancarlo Landini, dell'Ospedale di Santa Maria Nuova, e il team di ricerca del Centro di Risonanze Magnetiche (Cerm) dell'Università di Firenze, guidato da Paola Turano, professoressa di Chimica generale e inorganica presso l'Ateneo fiorentino. «La scoperta più significativa, derivante dalla rivalutazione dei soggetti a vari tempi durante il decorso della malattia - spiega Paola Turano - è che la velocità con la quale i metaboliti e le lipoproteine ritornano alla normalità è molto diversa: molto più veloce per i metaboliti, mentre le lipoproteine risultano ancora alterate in soggetti valutati in un intervallo temporale che va da 22 a 139 giorni dopo aver contratto la malattia».

Lo studio aiuterà un approccio di medicina personalizzata 

Avere individuato le molecole più caratteristiche della patologia potrebbe servire, con future ricerche, a stabilire correlazioni fra le specificità dei pazienti e la loro suscettibilità all'infezione, in un approccio di medicina personalizzata. «Alcuni metaboliti - dettaglia Turano - potrebbero essere utilizzati come marcatori del decorso della malattia o della risposta del malato all'eventuale terapia, proprio perché tali molecole ritornano verso la normalità velocemente, anche prima della negativizzazione. Cosa che non vale per le lipoproteine». 

 

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Il Gazzettino