Licenziata perché incinta, fa causa e riceve un risarcimento di 13mila euro: «Emersi fattori di discriminazione»

A stabilirlo il tribunale di Brindisi, che ha condannato la cooperativa in cui lavorava la 38enne

Licenziata perché incinta, riceve un risarcimento di 13mila euro: «Emersi fattori di discriminazione»
Era stata licenziata perché incinta. Ora, grazie al tribunale di Brindisi, la donna avrà diritto a un risarcimento di 13mila euro. Esaurita la fase istruttoria,...

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Era stata licenziata perché incinta. Ora, grazie al tribunale di Brindisi, la donna avrà diritto a un risarcimento di 13mila euro. Esaurita la fase istruttoria, la giudice Gabriella Puzzovio ha infatti ritenuto fondate le ragioni di Giorgia Marinò, mandata via da una cooperativa due giorni dopo aver comunicato di essere in dolce attesa, perchè «sono emersi i fattori di discriminazione e non vi fossero valide ragioni giustificative del recesso».

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La sentenza

La giudice del lavoro del tribunale di Brindisi, Gabriella Puzzovio, ha accertato la «natura discriminatoria» del licenziamento di una 38enne educatrice di Brindisi, Giorgia Marinò, mandata via da una cooperativa due giorni dopo aver comunicato di essere incinta. La cooperativa, dopo il ricorso della 38enne, è stata condannata al risarcimento del danno in favore della lavoratrice per 13mila euro. La donna, difesa dagli avvocati Marco Paladini e Ornella Bruno Stamerra, era stata assunta con un contratto a tempo determinato di un anno il 7 febbraio del 2020. Prima che si concludesse il periodo di prova di 60 giorni - si legge nella sentenza di primo grado - il 30 marzo la 38enne aveva comunicato alla coordinatrice il proprio stato di gravidanza, chiedendo di essere esonerata dai turni notturni, come previsto dalla normativa. Due giorni dopo, però, fu licenziata.

La giudice, esaurita la fase istruttoria, ha ritenuto fondate le ragioni della lavoratrice perchè «sono emersi i fattori di discriminazione essendo stato provato a monte che il datore di lavoro fosse a conoscenza dello stato di gravidanza e non vi fossero valide ragioni giustificative del recesso». La lavoratrice ha voluto rendere pubblica la vicenda - spiegano in una nota i legali Marco Paladini e Ornella Bruno Stamerra - «per supportare, aiutare, e coinvolgere tutte quelle donne che si trovano discriminate sul posto di lavoro. Ciò che ha turbato di più la signora Marinò è il ruolo attivo assunto dalla coordinatrice nell'aver mandato a casa un'altra donna solo perchè è in dolce attesa».

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Il Gazzettino