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Scuola, vignetta razzista nel libro delle elementari: «Io vuole imparare l'italiano», è bufera
A sollevarlo è Marwa Mahmoud, consigliera comunale Pd di Reggio Emilia. "Una narrativa inferiorizzante che accosta la pelle nera alla sporcizia è inaccettabile - scrive Marwa Mahmoud su Facebook pubblicando l'immagine - È giunta l'ora di fare seriamente i conti con il colonialismo mai rielaborato e la percezione interiorizzata che ciò che nero è inferiore e male. La scuola oggi ha un ruolo ancora più rilevante che nei decenni passati, ha il dovere di educare alle diversità e alla ricchezza che da esse ne deriva", conclude.
Il racconto che ha fatto il giro del web suscitando migliaia di commenti è estratto da un libro del 1996 ("Caro bruco capellone" di Mondadori, ristampato da Giunti col titolo "Caro librino mio") riportato nel libro 'Rossofuoco' di Ardea Editore, per le prime tre classi di scuola primaria. «La lettura offre esempi e legittima modelli comportamentali - commenta Guido Saraceni, professore dell'università di Tor Vergata - Immaginiamo intere classi di prima elementare in cui alle bambine di colore viene chiesto se sono sporche - magari anche ridacchiando, perché i bambini sono tutto tranne che stupidi - mentre ai maschietti ci si rivolge scandendo bene le parole e parlando all’infinito: “tu volere giocare a pallone?».
Il paragrafo da cui è tratto il dialogo si intitola ‘Una nuova amica’. Viene riportato un incontro tra il bambino bianco e quella di colore. Il bimbo racconta: “Mentre ero al parco e guardavo un insetto nelle terra, si è fermata una bambina accanto a me. Era piccola e tutta nera. Aveva delle buffe treccine sulla testa e degli occhi birbanti”. Il bambino allora chiede: “Sei sporca o sei tutta nera?”. Poi continua a raccontare: “Lei non mi ha risposto, ma ha fatto una capriola, allora ne ha fatta una anch’io, ma sono caduto tutto storto. Poi è venuta vicino a me”. “Sei proprio nera”, dice ancora il bambino. Raccontando come finisce l’incontro: “Lei ha sorriso ed è scappata via”.
Il Gazzettino