Se non è defunto, è già colpito al cuore il tentativo di Giuseppe Conte di evitare che anche la guerra in Libia diventi terreno di scontro elettorale tra la...
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Tutto comincia da una dichiarazione del premier. Questa: «C’è il serio rischio che si sviluppi una crisi umanitaria che sfinirebbe una popolazione già provata da otto anni di instabilità. E la Libia, da Paese per lo più di transito di migranti dall’area subsahariana, diventerebbe un Paese di partenza delle migrazioni. Questo metterebbe a dura prova un sistema di accoglienza che ancora non funziona a livello europeo».
Passano un paio d’ore e Salvini infrange la regola del silenzio (imposta da Conte su richiesta di Di Maio proprio per lui), sui temi libici. «Emergenza umanitaria? Non cambia nulla per le politiche migratorie per l’Italia», è l’esordio del ministro dell’Interno. Segue l’affondo: «In Italia si arriva con il permesso, coloro che scappano dalla guerra arrivano in aereo come stanno facendo. Ma i barchini, i gommoni e i pedalò in Italia, nei porti italiani, non arriveranno». Concetto ribadito dal viceministro dell’Economia, Massimo Garavaglia: «Per fortuna abbiamo chiuso i porti. E ora resteranno chiusi a maggior ragione».
Siccome il tema è delicato e i sondaggi raccontano che è decisamente impopolare tifare per l’accoglienza, anche se riguarda chi fugge alle guerre, tra i 5Stelle nessuno reagisce ufficialmente. Ma da palazzo Chigi fanno sapere: «Se c’è una guerra, non si parla più di migranti economici per i quali è giusto chiudere i porti, ma di rifugiati con diritto d’asilo e a quelli in base al diritto internazionale non puoi negare l’accoglienza». Sulla stessa linea la Farnesina: «Chi fugge dalla guerra diventa immediatamente un rifugiato e gli va concesso l’asilo. Però in caso di emergenza, di flussi anomali e improvvisi, in base ai trattati europei deve scattare la ripartizione obbligatoria degli esuli tra tutti i Paesi dell’Unione». Obbligatorietà in passato violata da Polonia, Ungheria e Slovacchia per le quali scattò la procedura d’infrazione.
RUOLI E COMPETENZE
Ma c’è dell’altro. C’è che nel governo la tensione sulla Libia tra 5Stelle e Lega è massima. Ecco Di Maio: «Il dossier libico è di competenza di Conte, della responsabile della Difesa Trenta e del ministro degli Esteri Moavero. E non serve che Salvini incontri Maitig», il vicepremier libico. Ed ecco Elisabetta Trenta: «Non servono prove di forza e non serve fare i duri per avere i titoli sui giornali. Qui bisogna avere la testa, non la testa dura». Di parere diverso Moavero che, in base a ciò che filtra dalla Farnesina, vede in modo positivo l’impegno di Salvini nei dossier libici. Tanto più perché questi riguardano settori di competenza del Viminale: il terrorismo e la questione dei migranti.
L’intesa tra Esteri e Interni però si ferma qui.
Il Gazzettino