ROMA Dopo mesi di melina e di bluff, c'è un testo base per la nuova legge elettorale. Nulla di rivoluzionario, per la verità. Si tratta dell'Italicum, il...
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Come finirà è presto per dirlo. Forza Italia, Cinquestelle, Ap e partitini vari, che già il mese scorso si saldarono per eleggere il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, sono soddisfatti. Decisamente meno la Lega. E il Pd, con il capogruppo Ettore Rosato, avverte: «Il nostro voto non è scontato, decideremo dopo aver riunito martedì l'ufficio di presidenza». Secca la replica del forzista Renato Brunetta: «La smettano di giocare, dicano cosa vogliono».
IL BIVIO DEL PD
Eppure, al Nazareno, non viene escluso il sì all'Italicum-bis. Per due ragioni. La prima: «Se Berlusconi e Grillo e il fronte del No al referendum vanno fino in fondo, non possiamo essere noi a far saltare la legge elettorale. Abbiamo preso un impegno con Mattarella...». La seconda ragione è di sostanza: «L'Italicum-bis è sempre meglio del proporzionale puro. Se si raggiunge il 40% la governabilità è garantita». La scommessa di Renzi è infatti bissare il risultato delle europee del 2014 (40,8) e del referendum del 4 dicembre, quando i Sì furono il 41%.
Dichiarare vicina la soluzione è però del tutto azzardato e prematuro. Nel Pd ci sono molti parlamentari contrari ai capilista bloccati e il partito rischia di spaccarsi. Come contrario è Articolo 1-Mdp. E anche i Cinquestelle, almeno a parole, si erano sempre opposti ai nominati dai leader. C'è poi il problema del premio di lista e non di coalizione (Forza Italia vuole il secondo). E quello della soglia di sbarramento al 3%: la vogliono Ap e tutti i piccoli, ma grillini e dem potrebbero presentare emendamenti per portarla al 5%.
Insomma, siamo al solito psicodramma. Quello che ha impedito finora, insieme al timore delle elezioni anticipate, di varare la riforma elettorale. Uno psicodramma andato in scena anche ieri prima dell'epilogo serale.
TENSIONE ALLE STELLE
Tutto comincia più o meno all'ora di pranzo, quando Silvio Berlusconi finalmente esce allo scoperto proponendo un sistema proporzionale al 100%. In più il Cavaliere boccia qualsiasi «correttivo maggioritario» e «il ricorso al voto di preferenza». Uno schema che riporta, guarda caso, all'estensione al Senato dell'Italicum. Idea caldeggiata anche dai grillini con non poche differenze però, come sui capilista bloccati e sul premio di maggioranza alla lista o alla coalizione.
Passa meno di un'ora e il Pd cala le sue carte. Che sono più o meno quelle scoperte la settimana prima da Rosato: il sistema tedesco corretto. Traduzione: 50% di seggi assegnati con il proporzionale e l'altro 50% con il voto nei collegi con il meccanismo maggioritario. Cautela, per non spingere i centristi sulle barricate, sulla soglia di sbarramento: «Sarà una media tra il 3% e 8%», fa filtrare Emanuele Fiano, capogruppo dem in commissione. E la media è il 5%.
E' il caos. I Cinquestelle, con Danilo Toninelli passano all'attacco: «Il Pd manda la palla in tribuna con un sistema confusionario simile alla proposta fatta a suo tempo da Verdini. Si vede che il Pd vuole il Verdinellum o il Pregiudicatellum...». Si associa Forza Italia, saldando un'alleanza inedita: «E' vero, questo è il Verdinellum», certifica Francesco Paolo Sisto.
Nella rissa, la Lega a sorpresa si schiera con il Pd: «La proposta dei Democratici assomiglia al Mattarellum e dunque può andar bene.
Il Gazzettino