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Il passo indietro di Christian Solinas in Sardegna? Non oggi, e se mai arriverà sarà in cambio di una ricompensa: la Basilicata, l’Abruzzo o almeno un nuovo mandato in Umbria. La lunga marcia del generale Roberto Vannacci verso le Europee e la pazza idea della Lega: candidarlo capolista in tutte e cinque le circoscrizioni. E poi, il nodo del terzo mandato per i governatori e dunque per Luca Zaia in Veneto: «Noi andiamo avanti».
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IL VERTICE
Due ore di conclave a via Bellerio, quartier generale leghista, servono al leader Matteo Salvini per strigliare le truppe e lanciare un messaggio in bottiglia alla premier Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia mentre resta alta la tensione sulle Regionali sarde: «È un atteggiamento incomprensibile per chi guida la coalizione». Riparte dal Consiglio federale radunato a Milano la resistenza del Carroccio all’irresistibile crescita elettorale di FdI che da qui alle Europee può creare più di qualche fibrillazione in maggioranza.
Regionali, nomine, dossier. Serve un metodo di convivenza. Salvini lo illustra davanti ai governatori e i colonnelli del partito. «Andremo avanti cinque anni, insieme», rassicura in apertura. Segue monito sul voto di giugno: «La compattezza è fondamentale anche in Europa. Chi divide, magari dicendo no a Marine Le Pen, fa il gioco della sinistra». Non è a Bruxelles però bensì a Cagliari che in queste ore sono messi alla prova i nervi del centrodestra. Oggi a margine del Consiglio dei ministri Salvini, Meloni e Tajani potrebbero vedersi per un nuovo vertice sullo stallo delle amministrative.
A via Bellerio Salvini non entra nei dettagli ma parla di metodo. La forzatura di FdI in Sardegna non è una mossa «da leader», è il senso del discorso del segretario. Che per l’occasione rievoca il Cavaliere: «Quando Berlusconi aveva il 30 per cento non faceva così. Chi ha l’onere e l’onore di guidare la coalizione deve gestire queste situazioni e accettare di rinunciare a qualcosa», le parole del «Capitano» riferite dai presenti.
IL GENERALE IN CAMPO
Altro piatto forte al centro del vertice: le elezioni Europee. Con il generale Vannacci «l’interlocuzione è in fase avanzata», aggiorna i suoi Salvini. Che ai più stretti nel partito ha confidato il piano: candidare il generale del “Mondo al contrario” non in una o due, ma in tutte e cinque le circoscrizioni elettorali. Una parata del Parà dalle isole al Nord Est (dove «è pieno di caserme», spiegano i leghisti) per fare incetta di voti anche nel bacino del centrodestra. Sicché, con Salvini e Tajani già sfilatisi dalla corsa, con la premier in campo potrebbe prendere vita lo strano derby Meloni-Vannacci.
Del resto i governatori leghisti non hanno intenzione di prestarsi a una candidatura di facciata. Zaia ci avrebbe fatto un pensiero una volta sbloccata la legge per il terzo mandato. È un nodo spinoso che fa infuriare tanti amministratori leghisti intervenuti al Consiglio, con Salvini costretto a fare da paciere. Per ora l’accordo resta lontano: un’altra fumata nera.
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Il Gazzettino