La croce di Lampedusa acquistata dal British Museum

Papa Francesco e la croce di Lampedusa
LONDRA - Quando il dolore diventa arte e l'arte si trasforma in un messaggio universale. Chi lo avrebbe mai detto che la croce composta con i miseri resti di un barcone...

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LONDRA - Quando il dolore diventa arte e l'arte si trasforma in un messaggio universale. Chi lo avrebbe mai detto che la croce composta con i miseri resti di un barcone naufragato nel 2013 a Lampedusa, trascinando negli abissi 366 disgraziati, realizzata da un falegname del posto, potesse finire al British Museum di Londra.


L’ultima acquisizione del direttore del British Museum, Neil MacGregor, è stata fatta per inserire il messaggio universale della fratellanza umana, del valore della vita, del bisogno di solidarietà, tra le opere esposte. L'arte del dolore tra le correnti artistiche più innovative. La croce di legno fu usata da Papa Francesco due anni fa, nella messa celebrata sul porto dell'isola. Era un oggetto semplice e poco appariscente ma fece scalpore perché non si era mai visto un pontefice fare uso di arredi liturgici tanto poveri, quanto simbolici. Assi mangiate dalla salsedine di barconi naufragati, assemblati a forma di croci. Un calvario comune, la via crucis del mare.

Il falegname Francesco Tuccio, un abitante di Lampedusa, davanti alla catasta dei relitti, il cosiddetto cimitero dei barconi, una discarica di imbarcazioni ben visibile dal porto, ha realizzato la croce perchè non si rassegnava alla assuefazione generale di tante tragedie. Il linguaggio per declinare l'indignazione era la croce. Tante croci assemblate quasi per caso. Il direttore del museo britannico ha spiegato alla Bbc che l’opera di Tuccio permetterà ai visitatori di riflettere su questo momento significativo della storia dell’Europa, “un grande processo migratorio che può cambiare il modo con cui concepiamo il nostro continente».
La notorietà del falegname lampedusano ebbe origine nel momento in cui Papa Francesco decise di usare le sue creazioni per diffondere un po' di speranza. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino