Landini: Renzi e Confindustria cancellano diritti. Coalizione sociale non è un partito, serve riforma radicale sindacati

Maurizio Landini
«La Confindustria in accordo con Renzi, e per la prima volta per legge, sta cancellando i diritti, fino al diritto di coalizione». ...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«La Confindustria in accordo con Renzi, e per la prima volta per legge, sta cancellando i diritti, fino al diritto di coalizione».


Maurizio Landini torna all'attacco a «In mezzora» di Lucia Annunziata su Rai3, all'indomani del battesimo della sua Coalizione sociale.



«Il Pd è il partito il cui segretario non sta discutendo con nessuna organizzazione sociale e ha cancellato lo Statuto dei lavoratori. Non solo non condivido quella politica ma farò di tutto per cambiarla, se necessario raccogliendo le firme per un referendum abrogativo. Il problema non è la reazione Pd, problema sarà loro» nei confronti dei lavoratori.



«Quelli che sono in malafede tentano di descrivere l'iniziativa nella logica politica, nei perimetri che vogliono loro, quelli che sono in buona fede non hanno capito», dice poi spiegando che la sua coalizione sociale non è un partito. «Sento la necessità di una riforma di un cambiamento radicale del sindacato», prosegue spiegando come occorra stare al fianco non solo dei lavoratori salariati, ma di tutti i lavoratori di fronte alle politiche di governo. Anche perché, spiega, «Renzi se ne 'strasbattuto' degli scioperi e ha cancellato i diritti».



«Il sindacato non deve essere un partito, io non voglio fare un partito né uscire dal sindacato. Ma il sindacato deve essere soggetto politico, potere avere un progetto, poter discutere alla pari, avere una rappresentanza».




«Il sindacato deve rendersi conto della sua parzialità, non deve porsi il problema di rappresentare tutto e tutti. Ma a parità di lavoro deve corrispondere parità di diritti e retribuzione. Io voglio impedire la competizione tra la gente che lavora». «Il sindacato non fa politica. Se il sindacato non è un soggetto politico diventa un sindacato aziendale e corporativo», continua, motivando anche il fatto di «non voler uscire» dal sindacato.



Il suo movimento vuole sostituirsi allo Stato dove manca? «No. Io ragiono a partire dalla Costituzione, dove sono previste le formazioni sociali, la partecipazione. Ma oggi le politiche del governo e della politica vanno da un'altra parte, la Costituzione si vuole cambiarla, mentre io penso che la Costituzione vada applicata, voglio favorire la partecipazione. Non sono l'anti-stato ma voglio mettere insieme le persone per cambiare lo Stato e le politiche del governo».
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino