Il suk delle liste e l’attesa per una legge che regoli la vita interna dei partiti

Il suk delle liste e l’attesa per una legge che regoli la vita interna dei partiti
Poco dopo l’una sul sito del Partito Democratico sono state pubblicate le liste elettorali. Ora ogni iscritto al partito, e avente diritto, ha disposizione dodici ore per...

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Poco dopo l’una sul sito del Partito Democratico sono state pubblicate le liste elettorali. Ora ogni iscritto al partito, e avente diritto, ha disposizione dodici ore per proporre reclamo prima del deposito delle candidature al ministero dell’Interno. Sono servite due notti di trattative e di scontri prima di arrivare alla definizione delle liste. Molti  gli “eletti”, ma molti di più i dannati. Non era andato molto diversamente nel 2013.  Allora a farla da padrone fu Pierluigi Bersani che sottrasse decine di futuri parlamentari al rito delle primarie e si costruì gruppi di fedelissimi.


Non diversamene ha fatto ieri il Pd di Matteo Renzi e così sta andando in altri partiti. A cominciare dal M5S che avrebbe dovuto proporre all’elettore un meccanismo tutto nuovo di selezione della classe dirigente e invece ha prima fatto fare la consultazione online e poi Di Maio, Casaleggio e pochi intimi, hanno deciso tutto. Nel centrodestra il meccanismo è ormai rodato da anni. Silvio Berlusconi affida la faccenda ad un suo fidato consigliere, stavolta è toccato a Niccolò Ghedini, a cui consegna delle regole su incompatibilità e numero di mandati. Poi è lo stesso Cavaliere ad aggiustare il tutto concedendo deroghe su deroghe, mettendo in un angolo coloro che negli anni precedenti lo hanno contestato e promuovendo chi invece è riuscito ad entrare nel cerchio magico. Un meccanismo da incubo.

Colpa della legge elettorale? Può darsi, se non fosse che l’attuale deve essere ancora sperimentata e che l’alternativa ad una spartizione interna ai partiti basata sulle fedeltà o meno al leader è, per qualcuno, di fatto una sola: un proporzionale con preferenze in stile prima Repubblica. Tenendo però presente quali storture ha provocato, e in parte ancora provoca, nella politica il sistema delle preferenze che genera clientele necessarie per accaparrare voti.


L’altra opzione che permetterebbe di superare il meccanismo da suk riguarda la democrazia interna al partito. Ovvero rendere democratici i partiti sganciando la loro esistenza dai leader. Se anche in Italia si facesse come avviene in molti altri paesi europei - a cominciare dalla Germania - dove i partiti devono depositare uno statuto che regoli in maniera chiara e  democratica la vita interna, forse tutto sarebbe più facile e trasparente. Inoltre i partiti devono essere democraticamente scalabili in modo da permettere un cambio di classe dirigente e i candidati vengono prima scelti tramite votazione dagli iscritti al partito che votano nella circoscrizione. In Italia un tentativo di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione è stato fatto con scarso successo anche nella legislatura che sta finendo, ma regolare la vita interna dei partiti potrebbe essere l’unico modo per evitare che ad ogni elezioni si consumi un dramma che lentamente corrode il sistema.

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Il Gazzettino