C’è una frase che Maria Giulia Sergio, convertita in Fatima, dice ai suoi genitori e chiarisce quale sia l’obiettivo del terrore: «Noi qui stiamo ammazzando i miscredenti...
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LE STRAGI
L’ordinanza di custodia cautelare ricostruisce le fasi precedenti all’arrivo della donna in Siria a settembre scorso. Maria Giulia si reca lì per raggiungere il marito albanese “mujaheddin” (dopo l'addestramento in Iraq), Aldo “Said” Kobuzi, ma prima incita via Skype «tutto il nucleo familiare», invitando loro a seguire il messaggio del «califfo Abubakr Al Baghdadi». Per lei, come per il leader dell'Is, il «musulmano che non può raggiungere lo Stato Islamico è chiamato a compiere obbligatoriamente il jihad nel luogo in cui si trova, e il jihad consiste nell'uccidere i miscredenti». Nella conversazione, intercettata dalla Digos, la sorella Marianna, arrestata anche lei, le chiede: «Il jihad qui in cosa consiste?». E Fatima, che era anche pronta al «martirio», risponde: «Il jihad nel daarakufr (terra della miscredenza)? Uccidere i miscredenti!!!». Per questo esulta dopo la strage di Charlie Hebdo del 7 gennaio scorso: «Hanno preso in giro il Profeta, loro (i terroristi, ndr) hanno esattamente obbedito all'ordine dell'emiro dei credenti che considera il loro atto lecito».
L’ARRUOLATORE
Nelle carte, inoltre, sono evidenziati i rapporti tra i due nuclei familiari, quello di Maria Giulia e quello di Aldo (sposati con un matrimonio combinato), con arruolatori e reclutatori dell'Is, tra cui il turco Ahmed Abu Alharith «coordinatore dell'arrivo dei foreign fighters in Siria», un libico «coordinatore dell'invio dei combattenti» e Abu Sawarin «responsabile dei francesi in arrivo nel territorio dello stato islamico». Un dato molto interessante, dal punto di vista investigativo, è emerso dall’analisi dei tabulati di un arruolatore, ed è la mappa «della provenienza degli aspiranti combattenti»: Afghanistan, Algeria, Marocco, Arabia Saudita, Georgia, Libia, Libano, Francia, Oman, Svezia, Iraq, Svizzera e San Marino. Già lo scorso febbraio, come emerge dalle intercettazioni, Fatima stava «imparando a sparare» con il kalashnikov e voleva «inviare un video alla famiglia dell'impresa, ma Said glielo ha impedito per evitare i rischi di intercettazioni». E Donika Coku, madre di Aldo e anche lei destinataria dell'ordinanza e latitante in Siria, diceva: «Mi trema il corpo perché ho visto tagliare la testa a due kosovari».
Poi anche il racconto da parte di un'altra indagata della lapidazione a cui avrebbe partecipato il marito di Fatima: «Ha detto Said che un giorno avevano ammazzato un ragazzo perchè aveva fatto “zinà” con una donna, l'hanno picchiato con i sassi, fin quando è morto». D'altronde, spiegava Fatima, «se voi qui vedete i mujaheddin cosa fanno per amore di Allah... lasciano case, soldi, mogli, figli, e vengono qui, vanno a combattere mujaheddin che hanno 15-16 anni che ammazzano 50 miscredenti, Dio è grande». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino