Arriva lo ius soli «temperato» per la concessione della cittadinanza ai figli degli immigrati. La rivoluzione è contenuta nella proposta di legge approvata oggi alla Camera...
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Attualmente, la cittadinanza italiana si acquista 'iure sanguinis' cioè per diritto di sangue per i nati nel nostro Paese da almeno un genitore italiano. In base al testo approvato, invece, potranno richiedere la cittadinanza italiana i minori nati in Italia, figli di genitori stranieri. Sarà però necessario che almeno uno dei due genitori sia in possesso di permesso di soggiorno Ue di lungo periodo. La richiesta dovrà essere presentata dai genitori con un'espressa dichiarazione di volontà.
L'altra possibilità introdotta è quella per i ragazzi che arrivano in Italia entro i 12 anni e risultino residenti al compimento dei 18: in questo caso bisognerà aver frequentato regolarmente per almeno cinque anni nel territorio nazionale uno o più cicli di istruzione. Se si tratta del ciclo di istruzione primaria bisognerà anche averlo concluso positivamente.
«La Camera ha contribuito oggi ad abbattere un muro, al tempo in cui i muri conoscono una nuova, triste popolarità. Approvando il testo sulla cittadinanza, Montecitorio fa cadere la barriera che per troppo tempo ha tenuto separati tanti giovani e giovanissimi nuovi italiani dai loro compagni di scuola e di gioco», sostiene la presidente della Camera Laura Boldrini, che ha presieduto l'aula per tutto l'esame del disegno di legge ed è stata protagonista di duri scontri con i leghisti.
Soddisfatto anche il Pd. «Questa legge rappresenta un tassello fondamentale per il futuro del nostro Paese. Una norma di civiltà che riconosce a chi è nato e cresciuto in Italia di essere cittadino italiano», dice Khalid Chaouki.
Durissima, invece, la Lega che ha contestato il provvedimento in aula esponendo cartelli con scritto: «La cittadinanza non si regala».
«Oggi Pd, Sel, Ncd e M5S hanno svenduto il Paese e la nostra cultura per accaparrarsi nuovi elettori. La Lega Nord dice no allo Ius soli», sbotta il capogruppo a Montecitorio Massimiliano Fedriga.
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Il Gazzettino