Via della seta, oggi il richiamo dell'Ue. Scontro nel governo sull'intesa

Il porto di Trieste
Disponibili a ragionare se si tratta di aiutare le imprese italiane ad investire all’estero ma no alla colonizzazione dell’Italia da parte di potenze straniere....

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Disponibili a ragionare se si tratta di aiutare le imprese italiane ad investire all’estero ma no alla colonizzazione dell’Italia da parte di potenze straniere. È il messaggio che Salvini invia a Di Maio a dieci giorni dalla visita nel nostro Paese del presidente cinese, Xi Jinping. Ma mentre in Italia il governo si spacca, arriva lo stop dell’Unione europea alla mossa dell’Italia. La Commissione europea oggi dovrebbe lanciare un richiamo formale agli Stati membri che intendono cooperare con Pechino, anche nel quadro della “Belt and Road Initiative”, chiedendo loro di mantenere la «piena unità» dell’Ue.


Il collegio dei commissari che si riunisce a Strasburgo, adotterà una comunicazione sulle relazioni con il colosso asiatico. «Nel cooperare con la Cina, tutti gli Stati membri, individualmente o all’interno di quadri di cooperazione subregionali», «hanno una responsabilità di assicurare coerenza con il diritto, le regole e le politiche dell’Ue - si legge nella bozza - né l’Ue né alcuno dei suoi Stati membri possono effettivamente realizzare i loro obiettivi con la Cina senza piena unità». 

In Italia la Lega si erge a custode dell’interesse nazionale e avverte gli alleati di governo che il memorandum of understanding non deve mettere in alcun modo in discussione la collocazione del nostro Paese all’interno dell’alleanza atlantica. Il più duro è Giorgetti, reduce da una trasferta a Washington in cui non è mancato il richiamo statunitense per l’atteggiamento del governo. Per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio l’intesa «dovrà contenere nobili intenti per migliorare relazioni economiche e commerciali tra Italia e Cina», ma «non impegni che possano creare interferenze di ordine strategico per il consolidato posizionamento» dell’Italia.

IL CONTRASTO
L’adesione all’iniziativa cinese di sviluppo infrastrutturale euro-asiatica Belt and Road è materia di un nuovo contrasto all’interno dell’esecutivo. Tanto che in serata è costretto ad intervenire lo stesso Conte. «Il memorandum non costituisce un accordo internazionale», sottolinea il presidente del Consiglio. Fissa solo delle coordinate per la collaborazione tra Italia e Cina. Sulla base di criteri di «trasparenza, sostenibilità finanziaria ed ambientale». Da Palazzo Chigi comunque nessun passo indietro: la Via della Seta rappresenta «un’opportunità per l’Italia e per la Ue», può essere «un volano per la crescita economica» ma Roma si muoverà nel quadro della Ue, rispettandone i principi, e «non intende ridisegnare il quadro dei rapporti politici e la collocazione euro atlantica del nostro Paese». Una posizione che non convince il partito di via Bellerio.


Soprattutto per il caso Huawei. «Nella collaborazione con la Cina poniamo – ha precisato il presidente del Consiglio - massima attenzione alla difesa dei nostri interessi nazionali, alla protezione delle infrastrutture strategiche, incluse quelle delle telecomunicazioni, e quindi alla sicurezza cibernetica». Anche Di Maio ha tentato di spegnere ogni tipo di polemiche. Il ministero dello Sviluppo economico ha sottolineato che il memorandum tra Italia e Cina non comprende alcun accordo inerente la tecnologia del 5G e che è già stata istituita una struttura «per la verifica delle condizioni di sicurezza e dell’assenza di vulnerabilità di prodotti, apparati, e sistemi destinati ad essere utilizzati per il funzionamento di reti, servizi e infrastrutture strategiche, nonché di ogni altro operatore per cui sussiste un interesse nazionale». «Non è vero – spiegano dalla Lega – nell’accordo tra Roma e Pechino è compreso anche il dossier sulle telecomunicazioni». «Il trattamento dei dati sensibili è un tema di sicurezza e interesse nazionale, quindi il discorso delle tlc e del trattamento dei dati sensibili non può essere solo meramente economico», mette in chiaro Salvini. «Sulle telecomunicazioni non possiamo cedere a nessuna sbavatura», dice il presidente della Commissione Trasporti della Camera, Morelli.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino