A 48 ore dalla scadenza, diventa legge il decreto sulle intercettazioni. Il via libera arriva alla Camera con 246 sì e 169 voti contrari. Sul provvedimento martedì...
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Possibile inserire maleware nei cellulari
Con la nuova legge sarà possibile usare il trojan, il maleware che consente intercettazioni ambientali attraverso il cellulare, non soltanto nelle inchieste relative a reati contro la pubblica amministrazione commessi dai pubblici ufficiali, ma anche quando le indagini si riferiscano a incaricati di pubblico servizio, per reati puniti con la reclusione oltre cinque anni. Le conversazioni potranno essere captate anche quando avvengano in case private (come previsto già dalla Spazzacorrotti, entrata in vigore nel gennaio 2019 per i pubblici ufficiali). In questi casi, però, il pubblico ministero dovrà indicare le ragioni giustifichino l’utilizzo di questo strumento invasivo.
Il pm dovrà escludere le conversazioni irrilevanti
Adesso sarà il pubblico ministero, e non più la polizia giudiziaria, a valutare quali colloqui siano rilevanti per le indagini e quali invece non debbano essere trascritti.
Se necessario, ascolti utilizzabili in altre inchieste
Le intercettazioni potranno essere utilizzate anche in procedimenti diversi da quelli in cui sono stati disposte, solo se sono «indispensabili» e «rilevanti» per l’accertamento dei reati per i quali è previsto l’arresto in flagranza e di quelli di particolare gravità indicati tassativamente come mafia e terrorismo. Il requisito dell’indispensabilità è necessario anche per le intercettazioni fatte con il trojan. Si tratta comunque di una previsione più ampia della sentenza delle sezioni unite della Cassazione che ha ammesso l’uso degli esiti dei colloqui intercettati con il captatore informatico, solo se si tratta di un reato connesso a quello per cui si sta procedendo.
Le norme in vigore tra due mesi, audio pubblicabili
Le conversazioni captate e ritenute non rilevanti non entreranno nel fascicolo e resteranno segrete, ma saranno custodite in un archivio digitale dove andrà riversato tutto il materiale. Per questo la riforma, come richiesto da Csm, entrerà in vigore tra due mesi, cioè dal primo maggio. L’obiettivo è dare tempo alle procure per attrezzarsi con i nuovi strumenti previsti, come l’archivio digitale delle intercettazioni. Inoltre, il giornalista che pubblicherà le conversazioni contenute negli atti non rischierà più di essere incriminato per violazione di segreto d’ufficio. Restano infatti in vigore le regole attuali, che la riforma Orlando aveva modificato.
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Il Gazzettino