Evasione fiscale per 25 milioni di euro, 600 lavoratori ai quali non è stata versata l’Irpef, 14 persone accusate di bancarotta fraudolenta e distruzione o...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il sodalizio era formato anche da persone della stessa famiglia, lo scopo era pure truffare le banche attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Varie le società - operanti nei settori dell'edilizia e delle ristrutturazioni - messe in campo per raggiungere l’obiettivo, così come i prestanome, per far credere che dietro ci fosse una solidità economica manifestata attraverso giri di grosse somme di denaro a mezzo di bonifici, assegni, contanti, finanziamento soci. Era così che si presentavano agli istituti di credito, per ottenere liquidità. Che poi si spartivano tra loro, mentre le società venivano fatte fallire.
Non solo Tuscia, però: un secondo gruppo societario strettamente collegato al primo, ma operante a Roma, si muoveva allo stesso modo, come i finanzieri hanno scoperto andando a verificare i conti correnti. Ciò che ne è uscito è stato un uso spregiudicato di giroconti, traslazioni di crediti e debiti tra le varie imprese, non giustifibili se non per nascondere l’insolvenza, spostando di volta in volta i soldi per manifestare solidità finanziaria e ingannare le banche.
Le fiamme gialle hanno scoperto la testa dell’organizzazione, a cui ha imputati le ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta e distruzione o occultamento di scritture e documenti contabili, con la denuncia alla Procura della Repubblica di Roma dei 14 responsabili. Il risultato finale: evasione fiscale per circa 25 milioni di euro, individuazione di 600 lavoratori per i quali il datore di lavoro non ha provveduto a versare le ritenute Irpef. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino