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Beppe Grillo e Giuseppe Conte sono perfettamente allineati sul mantenere la regola dei due mandati per tutti gli esponenti M5S. Il parlamentare arrivato al secondo mandato non può più ambire alla Camera e nemmeno al Senato. Può candidarsi al massimo in regione o al parlamento europeo (due istituzioni dove notoriamente i grillini non sfondano alle elezioni). Altra concessione che farebbe il garante ai suoi parlamentari navigati, appresa dall'Adn Kronos, è la rotazione del mandato, con il preciso obiettivo di contrastare «nicchie di poteri e correnti».
La regola varrebbe a tutti i livelli elettivi: chi è stato europarlamentare per ben due volte, ad esempio, può ripiegare su un posto in Regione o ambire a un seggio alla Camera o al Senato, non restare a Bruxelles. «In Europarlamento o in Regione guadagnate anche di più, quindi non rompete le p...e... -avrebbe scherzato Grillo con alcuni parlamentari che sente con una certa regolarità-. Ma è un tema identitario, non si può derogare».
In un post sul suo blog dello scorso 5 febbraio Grillo ha esplicitamente parlato della «rotazione o limiti alla durata delle cariche, anche per favorire una visione della politica come vocazione e non come professione».
La regola del doppio mandato è l'ultima regola della prima ora rimasta nel Movimento fondato da Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo. «Quella di Grillo non è una posizione nuova, Grillo lo ha detto già in più occasioni che per lui la regola del doppio mandato è una regola fondativa del M5S.
Anche per Conte si tratta di un «principio ispiratore che ha un valore identitario per il Movimento, cioè la politica non è una professione, un mestiere ma un servizio e perché sia servizio necessariamente deve essere a termine, sennò diventa un mestiere e noi questo non lo vogliamo».
La vecchia guardia in allarme
Su 67 eletti con due mandati alle spalle, circa uno su due sono nomi di primo piano o che hanno avuto posti nel governo o comunque di rilievo tra ex ministri, sottosegretari e presidenti di commissione. Tra questi i big del Movimento: Luigi Di Maio, Roberto Fico, Paola Taverna, solo per citarne alcuni. L'opzione a cui lavorerebbe chi non ci sta ad attenersi alla vecchia regola aurea del M5S -cara a Gianroberto Casaleggio ancor prima che a Grillo- è destinare un terzo dei seggi ai "vecchi". Senza dimenticare che a complicare il quadro c'è anche il taglio di deputati e senatori voluto dagli stessi grillini, «ci siamo tagliati le pa..e da soli», uno dei messaggi che più rimbalza nelle chat interne.
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Il Gazzettino