Un "gran Giurì" popolare contro le «balle» dei quotidiani e dei telegiornali. E Beppe Grillo torna, dopo appena 24 ore, nuovamente al centro della...
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Ad occuparsi dunque di verificare le notizie deve essere, secondo Grillo, una sorta di tribunale del popolo. E nel caso sia accertata la falsità di una news, «il direttore della testata, a capo chino, deve fare pubbliche scuse e riportare la versione corretta dandole la massima evidenza in apertura del telegiornale o in prima pagina se cartaceo». Parole, quelle di Grillo, che suscitano un coro di polemiche, ma anche un annuncio di querela: «in attesa della giuria popolare, Grillo si trovi un avvocato», fa sapere Enrico Mentana. Il direttore del Tg di La7 è il primo a stigmatizzare le parole del leader pentastellato: «Fabbricatori di notizie false - accusa il giornalista - è un'offesa non sanabile per tutti i lavoratori del Tg che dirigo, e per me che ne ho la responsabilità di legge».
L'affondo di Grillo non piace tutto sommato nemmeno a Marco Travaglio: «il problema da cui parte Beppe Grillo è vero, le bugie più grosse sono quelle che diffondono tv e giornali, ma la soluzione che propone è ingenua e non ha nessuna possibilità di funzionare», sentenzia il direttore del Fatto Quotidiano che, contemporaneamente, si dice «preoccupato dal bavaglio che si vuole mettere al web». Dura la replica della Federazione Nazionale della Stampa che parla di «linciaggio mediatico di stampo qualunquista contro tutti i giornalisti». Fnsi mette in guarda dal danno che una proposta del genere farebbe alla libertà di informazione mentre l'ordine nazionale dei giornalisti parla di «proposta grave e sconcertante». Unanime il coro di proteste anche da tutti i partiti politici che mettono insieme le critiche per le accuse contro la stampa e il codice etico che ogni eletto pentastellato deve rispettare: «Siamo dinanzi a una presa in giro. Prima era Grillo a decidere sulla sorte dei suoi eletti e dirigenti.
Ora, dopo le «nuove regole, è sempre lui», osserva ad esempio Raffaele Fitto leader dei Conservatori e Riformisti.
Il Gazzettino