Il garante M5S è a Roma e ha lanciato sul suo blog un lungo post politico. Parla di sostituire con il sorteggio fra la gente comune il sistema di elezione dei politici. Nel...
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Le nuove norme prevedono il versamento di cifre forfettarie proprio perché questa volta si tiene conto che i parlamentari sono persone comuni che possono quindi mentire su rimborsi, spese e rendicontazioni come è successo effettivamente nel caso della Rimborsopoli (quello dei bonifici taroccati per mostrare tagli di stipendio che non c'erano e tenersi così i soldi). I parlamentari dovranno restituire«almeno 2.000 euro al mese e potranno trattenere un importo forfettario di 3.000 euro mensili, che diventano 2.000 per chi risiede in Provincia di Roma», si legge. «Per cosa? Per far fronte alle spese di soggiorno, vitto, trasporti e telefoniche. I risparmi così ottenuti ci consentiranno di finanziare diverse iniziative di natura sia politica che economica», si apprende sul blog che conclude così: una politica a costo zero non solo è possibile ma «desiderabile».
La riflessione di Grillo su quanto non siano e non debbano essere creature speciali i parlamentari, anche quelli del M5S, parte da un dubbio: «se vivere in democrazia sia una buona cosa e se le nostre democrazie stanno funzionando bene. Se rispondiamo come ci hanno insegnato, cioè che va tutto bene, allora c’è un enorme paradosso, una palese contraddizione», scrive Grillo.
«Perché non sta funzionando molto bene. La politica è divisa su tutti i temi, i politici non hanno fiducia e il sistema politico è distorto da potenti interessi. In tutto il mondo è così. Da sempre. Per risolvere questo paradosso possiamo rinunciare alla democrazia. Eleggiamo un re-dittatore che ignori le norme democratiche, calpesti le libertà e faccia semplicemente le cose come stanno. Ma i primi 4000 anni della nostra storia sono stati così e non mi sembra abbiano fatto granché», spiega.
« L’altra opzione è quella di dire chiaramente che questo sistema è rotto, non funziona, ma non avendone un altro migliore non ci resta che capire cosa non funziona. Io un’idea ce l’ho, il suo nome tecnico è “sortition”. Ma il suo nome comune è “selezione casuale”. L’intuizione è di un certo Brett Hennig. L’idea è molto semplice: selezioniamo le persone a sorte e le mettiamo in parlamento. Sembra assurdo, ma pensateci un attimo. Le selezioni dovrebbe essere equa e rappresentativa del Paese. Il 50% sarebbero donne. Molti sarebbero giovani, alcuni vecchi, altri ricchi, ma la maggior parte di loro sarebbero gente comune. Sarebbe un microcosmo della società. Tuttavia, ci sarebbe un importante effetto collaterale: se sostituissimo le elezioni con il sorteggio e rendessimo il nostro parlamento veramente rappresentativo della società, significherebbe la fine dei politici e della politica come l’abbiamo sempre pensata», continua.
E poi lancia l'idea della seconda Camera composta da cittadini estratti a sorte. «La riscoperta della legittimità della selezione casuale in politica è diventata così comune negli ultimi tempi, che ci sono semplicemente troppi esempi di cui parlare.
Il Gazzettino