Un percorso a tappe e di avvicinamento al Pd per portare il gruppo dei parlamentari a «digerire» quella che orami allo stato maggiore del Movimento sembra l'unica...
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L'ha fatto Gianluigi Paragone, il senatore che rivendica apertamente la sua contrarietà all'accordo manifestando la sua cordiale antipatia, su cui dice di non aver cambiato idea, verso la «spocchia» che esprimerebbe il Pd. È il capofila di un gruppo trasversale che con diverse motivazioni avversa la strada del dialogo con i dem, se non altro per tenere aperto quel doppio forno che, in teoria, dovrebbe rafforzare la capacità di negoziazione dei pentastellati. I 5 Stelle dicono di avere come stella polare per l'avvio delle trattative l'accordo per il taglio dei parlamentari. Ma non è solo quello il punto dirimente della trattativa. Il nome del premier, nonostante tutti si affrettino a spiegare che le candidature avverranno solo in un secondo tempo, resta infatti dirimente. I 5 Stelle non intendono fare passi indietro su Giuseppe Conte, un nome che ritengono «ragionevole» proporre al Pd. «Sul suo nome c'è un sentiment di fiducia del Paese e agli occhi degli italiani è quello che si è intestato la rottura dei rapporti con la Lega. Non ha senso, da parte del Pd, chiederci di rinunciare proprio a lui» dice un esponente dell'attuale governo gialloverde. Ma la trattativa su questo punto arriverà solo in un secondo tempo: l'assemblea dei parlamentari, convocata dopo il primo round di consultazioni, è andata oltre le comunicazioni fatte da Di Maio in chiaro con l'enunciazione del decalogo M5s per un programma di legislatura.
Il Capo politico, accolto dagli applausi dei parlamentari, ha ricevuto, insieme ai capigruppo di Camera e Senato, il mandato a trattare: è già un primo grande passo. Quanto agli altri punti nei 5 Stelle si respira ottimismo: il dl sicurezza potrà, si spiega, essere emendato in tutte quelle parti che sono state oggetto di osservazioni da parte del Capo dello Stato e della Corte Costituzionale. E anche sul taglio dei parlamentari la constatazione è che la riforma a questo punto è su un binario morto e quindi «in un'ottica di legislatura» ci sarà tutto il tempo per concordare con il Pd una riforma che vada in quella stessa direzione.
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Il Gazzettino