Conte, stipendio ai big esclusi dalle elezioni: saranno dirigenti M5S

L'avvocato deve trovare un posto, tra gli altri, a Fico, Taverna e Crimi. Ma bisogna cambiare lo statuto

Conte, stipendio ai big esclusi dalle elezioni: saranno dirigenti M5S
Dopo aver salvato il Movimento 5 Stelle dall'estinzione elettorale e aver dimostrato sul campo chi comanda tra i pentastellati, incluso Beppe Grillo, Giuseppe Conte si...

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Dopo aver salvato il Movimento 5 Stelle dall'estinzione elettorale e aver dimostrato sul campo chi comanda tra i pentastellati, incluso Beppe Grillo, Giuseppe Conte si appresta a varare la fase due del suo disegno politico, la creazione di un partito vero e proprio. Ha atteso fino ad ora per avere il quadro completo degli eletti, in modo da sapere con certezza chi avrà ancora un posto in Parlamento e quindi non ha bisogno di uno stipendio dal partito e, anche per conoscere su quanti fondi potrà contare per il funzionamento dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle, che ricevono i contributi dalla Camera e dal Senato in base al numero degli eletti.

 

 

Le promesse

Adesso Conte deve tener fede alle promesse fatte all'inizio della campagna elettorale, quando chiese a tutti i big del 5 stelle (non ricandidabili a causa del limite del doppio mandato parlamentare) di aiutarlo in quella che a molti sembrava una sfida impossibile, risalire nelle preferenze degli italiani dal baratro in cui era sprofondato il Movimento. Certo non sono in troppi quelli della vecchia guardia grillina a cui l'ex presidente del consiglio pentastellato deve trovare una collocazione perché sono rimasti al suo fianco nel momento più difficile, visto che molti lo hanno abbandonato per seguire Luigi Di Maio nella sfortunata avventura di Impegno Civico. Comunque si tratta di nomi di peso, a cominciare dal quasi ex presidente della Camera, Roberto Fico e dall'altrettanto quasi ex vicepresidente del Senato, Paola Taverna, cui bisogna aggiungere alcuni ex capigruppo del Movimento 5 Stelle al Senato come Vito Crimi e Gianluca Perilli, ma anche il questore pentastellato a Palazzo Madama, Laura Bottici, il presidente della commissione bilancio del Senato, Daniele Pesco e il senatore Andrea Cioffi. Poi ci sono l'ex ministro della Giustizia dei governi Conte, Alfonso Bonafede, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio pentastellato, Riccardo Fraccaro, il tesoriere del Movimento 5 Stelle, il deputato Claudio Cominardi, e l'onorevole Alberto Zolezzi.
L'ex premier 5 stelle ora deve costituire una struttura partitica vera e propria in maniera tale da radicare territorialmente la sua creatura politica, radicamento che manca in maniera organica da quando Gianroberto Casaleggio sciolse i vecchi meet-up. Il disegno immaginato da Conte prevede la creazione di ruoli remunerati che garantiscano il funzionamento del partito e di una scuola di formazione del Movimento 5 Stelle, quest'ultima teoricamente già esistente ma mai realmente entrata in funzione. Inoltre, secondo fonti vicine al progetto, la scuola avrebbe il doppio vantaggio di creare posti di lavoro fissi e consentirebbe anche di remunerare i docenti per le singole lezioni.

 

 

La macchina organizzativa

Insomma, il leader del 5 Stelle conta di utilizzare la futura struttura partitica del Movimento per rafforzare la sua presa sulla macchina organizzativa e per formare la futura classe dirigente pentastellata. L'ultimo nodo da sciogliere prima di creare il partito vero e proprio è quello delle modifiche da apportare allo statuto e ai regolamenti in modo da disciplinarne il funzionamento. E qui l'unico scoglio può essere rappresentato da Beppe Grillo che vedrebbe azzerato quel poco del potere che gli è rimasto sul partito di Conte.



 

 

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Il Gazzettino