Era il giorno della straordinaria nevicata su Roma, il 4 febbraio del 2012. Dopo aver litigato con la compagna, ricoverata in ospedale, andò a casa della suocera e portò via...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Con il passaggio in giudicato della sentenza emessa dalla corte d'assise d'appello di Roma, Franceschelli dovrà anche risarcire le parti civili, la mamma e la nonna del piccolo, cui i giudici hanno assegnato 200mila euro, e il Comune di Roma che si era costituito in giudizio. La difesa ha provato a sostenere in tutto il processo il vizio di mente, ma la perizia del tribunale accertò che in quel momento Patrizio era lucido e cosciente. Una conclusione che i giudici della prima sezione penale della Cassazione, specializzata in omicidio, presieduta da Maria Cristina Siotta, hanno condiviso.
Per uguale richiesta si era pronunciato anche il sostituto procuratore generale Massimo Galli, nella sua requisitoria questo pomeriggio. All'alba del 4 febbraio, Franceschelli, 27 anni, con precedenti per droga, entrò a casa della famiglia della compagna dopo l'ennesima lite con lei, ricoverata in ospedale. Il bambino era diventato un peso e motivo della discordia per via dell'affidamento. Se lui non l'avesse avuto, nemmeno la madre avrebbe dovuto.
Dopo il tragico fatto vagò per la città per alcuni minuti, poi venne fermato dai carabinieri ai quali ammise poche confuse parole: «L'ho gettato io nel Tevere». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino