Genova, ecuadoriano di 22 anni ucciso con sei colpi di pistola durante il tso: poliziotto a processo

Genova, ecuadoriano di 22 anni muore durante il tso: poliziotto a processo
Un uso dell'arma di ordinanza poco professionale a causa di una componente emotiva. È quanto successo nel giugno 2018 a casa di Jefferson Tomalà, ecuadoriano di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Un uso dell'arma di ordinanza poco professionale a causa di una componente emotiva. È quanto successo nel giugno 2018 a casa di Jefferson Tomalà, ecuadoriano di 22 anni ucciso con sei colpi di pistola da un agente durante un Tso. Per questo, secondo il gip Franca Borzone quell'agente deve essere processato. Il capo dei gip del tribunale di Genova ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dal pm Walter Cotugno, disponendo l'imputazione coatta. Secondo il gip è vero che l'agente che uccise Tomalà «stava temendo per la vita del collega ferito dal giovane» ma è anche vero che la sua azione «denota notevole imprudenza e imperizia. Una pur minima professionalità avrebbe dovuto imporre l'esplosione di un solo colpo e non verso parti vitali». Secondo la procura, l'agente agì per salvaguardare il collega e per questo aveva chiesto l'archiviazione.


Si erano opposti i familiari del giovane (assistiti dagli avvocati Andrea e Maurizio Tonnarelli) che avevano sostenuto che tutto l'intervento era stato fatto male. Secondo il gip invece la pattuglia agì correttamente ma per l'agente ci fu eccesso nell'uso legittimo dell'arma. «Tutti i colpi - continua il gip - furono diretti in zone vitali e esplosi a distanza così ravvicinata da consentire una mira pressoché esatta. Il comportamento denota il prevalere di una componente emotiva che mal si concilia con l'uso professionale dell'arma». Quel giorno le volanti erano intervenute nell'appartamento dopo che la madre del ragazzo aveva chiamato il 112 perché il figlio aveva un coltello e minacciava di farsi del male. Gli agenti avevano provato a convincerlo e non riuscendoci avevano spruzzato uno spray al peperoncino ma Tomalà aveva colpito i due agenti, ferendone uno in modo grave. Il poliziotto aveva sparato per difendere il collega.

  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino