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Era già tutto previsto: la pioggia, l'innalzamento del Polcevera, il rischio calcolato che dalla rete di barriere sifonate e panne oceaniche alla foce qualche ulteriore tonnellata di quelle 500 uscite dalla condotta del greggio della Iplom potesse ancora scendere in mare. E se la prima parte della previsione si è avverata - pioggia, innalzamento a +24 cm del livello del torrente e, soprattutto, una barriera di contenimento spazzata via - le conseguenze non sono state così totalmente nefaste: in mare, quel greggio opalino che galleggia sul Polcevera non c'è finito.
Ma in mare ce ne sono già andate circa 50 tonnellate, quella domenica 17 aprile, quando si è spaccata la condotta spargendo tutt'intorno 500 tonnellate di greggio. L'attenzione è sulle chiazze comparse al largo, in un raggio di circa 28 chilometri: macchie oleose subito aggredite dai vessel della Capitaneria e di Castalia, ma che hanno scatenato il panico nei comuni costieri. Il satellite, in particolare, ha messo in evidenza una striscia di materiale oleoso di 2 chilometri larga 500 metri che ha preso il largo davanti a Genova, trasportata a Ponente dalla corrente e dal vento.
Il Gazzettino