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Stava rientrando a casa, nel quartiere Poggiofranco di Bari, con in mano alcune buste della spesa. Aveva appena parcheggiato la sua auto, un'Audi Q3, nel piazzale che separa la scuola elementare "Tauro" con la palazzina in cui viveva con la moglie e i due figli. Erano circa le 20.30 di ieri quando il 63enne fisioterapista Mauro Di Giacomo è stato avvicinato dal suo assassino: una breve lite, forse un tentativo di fuga e poi i colpi di pistola. Almeno sette, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, alcuni dei quali lo avrebbero colpito anche alle spalle. Il killer si è dileguato in fretta, probabilmente a bordo di un'auto, mentre Di Giacomo chiedeva disperatamente aiuto. Un residente, allarmato dal rumore degli spari e dalle urla, ha chiamato i soccorritori, ma per il 63enne non c'è stato nulla da fare. Di Giacomo è morto lì, a pochi metri dal portone di casa.
L'ipotesi vendetta
Un omicidio inspiegabile, in cui l'apparente assenza di movente ha spinto gli uomini della squadra mobile di Bari a ipotizzare una vendetta per questioni personali. Di che tipo, al momento non è chiaro: Di Giacomo, qualche giorno fa, aveva ricevuto una lettera anonima nello studio privato in cui lavorava (oltre a prestare servizio al Policlinico di Bari), che però non conteneva minacce.
L'autopsia
Domani mattina verrà conferito l'incarico per lo svolgimento dell'autopsia al professor Francesco Introna, direttore dell'istituto di medicina legale del Policlinico di Bari. L'esame verrà eseguito nel primo pomeriggio. «È assurdo perdere la vita così, è assurdo che basti un attimo per togliere un marito a sua moglie o un padre ai suoi figli. È assurdo tutto ciò» scrive su Instagram uno dei figli dell'uomo, ringraziando il papà «per essermi stato sempre vicino, nel bene e nel male». «Hai sempre fatto il tuo - conclude il giovane - forse anche di più. Mi hai insegnato tante cose e ne farò tesoro in futuro». Gialia Berloco, presidente dell'Ordine dei fisioterapisti di Bari, Bat e Taranto, ha ricordato in una nota Di Giacomo come un «professionista instancabile e con un profondo spirito di servizio». «Il mondo della fisioterapia - si legge ancora - piange un collega e un amico».
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