Per il militare che ha esposto a Firenze sul Lungarno Pecori Giraldi nella camerata della caserma Baldissera del Battaglione Carabinieri Toscana la bandiera della Marina militare...
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Salvo diverse valutazioni da parte dei pm fiorentini, già informati del fatto, esperti di diritto penale fanno rilevare che le norme che possono essere prese in considerazione sono la legge 654 del 13 ottobre 1975 e la legge 205 del 26 giugno 1993 (legge Mancino). La prima vieta «ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi», ma l'esposizione del vessillo nella camerata nulla sembra avere a che vedere con questa norma. La legge Mancino, all'articolo 2, prevede una pena fino a tre anni nei riguardi di «chiunque, in pubbliche riunioni compia manifestazioni esteriori od ostenti emblemi o simboli propri o usuali delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi» che incitino alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali. Nel caso specifico, la bandiera non risulta essere stata esposta «in pubbliche riunioni», per cui il fatto di averla esposta nella camerata non costituisce violazione di legge.
Quanto a eventuali reati militari, è stato lo stesso procuratore militare, Marco De Paolis, a escluderli: «Al momento, sulla base delle informazioni che abbiamo ricevuto, non c'è nulla che faccia pensare alla violazione di una norma penale militare», ha detto. E ha aggiunto di ritenere che, a suo parere, la vicenda proponga più questioni censurabili sotto i profili «disciplinari e culturali».
È una camera non singola quella dove un giovane militare, ventenne, in servizio al 6/o battaglione dei carabinieri di stanza alla caserma Baldissera di Firenze, ha esposto la bandiera finita al centro delle polemiche perchè utilizzata oggi da gruppi neonazisti.
Il Gazzettino