«Siamo in un partito senza una seria e credibile linea politica. Siamo soprattutto un partito con 9 milioni di elettori in fuga. E adesso qualcuno vorrebbe anche «più bavaglio...
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Un j'accuse in piena regola, fuori da ogni diplomazia, all'indomani dell'attacco da parte di Silvio Berlusconi. «Siamo ora in un partito senza regole, dalla testa in giù - scrive l'ex governatore. - Siamo in un partito con dirigenti privi di qualunque egittimazione democratica. Ma davvero pensiamo che le liste possano essere fatte e disfatte dalla senatrice Rossi, o comunque dipendere da un suo finale atto di volontà?».
«Per parte mia, insieme a tanti amici, rivendico di essere stato accanto a Berlusconi nelle fasi per lui
più dure, quelle degli attacchi giudiziari, dell'uso politico della giustizia, del tentativo di estrometterlo
dalla politica per via giudiziaria. È il mio e nostro orgoglio, ed è una regola che - per me - vale nella
vita, prim'ancora che nella politica: nei momenti difficili, si difende chi è sotto attacco. Ma ora che le nubi giudiziarie sono in gran parte diradate intorno a Silvio Berlusconi, è venuto il momento di discutere in modo intellettualmente onesto della situazione che è sotto gli occhi di tutti», sottolinea Fitto evidenziando di aver scritto queste «poche righe» sul suo blog «con i sentimenti con cui ci sia accosta a una vicenda che sa di tragedia greca o shakespeariana».
«Piaccia o no, la vecchia FI e il Pdl avevano sempre rispettato statuti e regole. Da un anno, invece, siamo in una terra di nessuno, dove nulla (a Roma o sui territori) corrisponde a quanto è scritto nello statuto - aggiunge l'europarlamentare. - Davvero pensiamo che dirigenti possano essere
esclusi in Puglia e non solo dalle elezioni regionali e domani dalle elezioni politiche solo per aver
espresso un'opinione nel dibattito di partito o per aver partecipato ad un'assemblea? Dove siamo finiti? Non eravamo, o non dicevamo di essere, un partito liberale di massa?».
«C'è ormai un cupo bunker - conclude - costruito intorno a Silvio Berlusconi, dove pochi autonominati pretendono di decidere sulla sorte delle persone, e, peggio ancora, sulla linea politica». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino