Influenza del cammello: cos'è la Mers (il coronavirus trasmesso dai dromedari) e cosa si rischia con il contagio

In dieci anni registrati in tutto 2.600 casi, l'84% diagnosticati in Arabia Saudita

Influenza del cammello: ecco cos'è la Mers, il coronavirus tramesso dai dromedari
Quella che stiamo chiamando influenza del cammello è la MERS, anzi per la precisione il nome completo è MERS-CoV, sindrome respiratoria mediorientale. Si tratta...

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Quella che stiamo chiamando influenza del cammello è la MERS, anzi per la precisione il nome completo è MERS-CoV, sindrome respiratoria mediorientale. Si tratta di un coronavirus. È un virus zoonotico, stiamo parlando di malattie che si trasmettono dagli animali all'uomo. In questo specifico caso è un virus che ha contagiato ripetutamente (anche in passato) popolazione umana attraverso il contatto diretto o indiretto con cammelli o dromedari infetti della penisola arabica. Ecco svelato, quindi, perché con un espressione un po' grossolana in questi giorni stiamo parlando di "influenza del cammello", il principio è lo stesso che ha portato al conio dell'espressione "vaiolo delle scimmie" . Vediamo cos'è la Mers-Cov e se ci sono i presupposti per allarmarci. L'infettivologo Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare della Facoltà di Medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma, oggi ha dato una prima importante rassicurazione. Ha detto che questo virus si trasmette soprattutto dal dromedario all'uomo (come il 90% dei casi registrati quest'anno, meno di una decina) e che la trasmissione uomo-uomo è poco probabile: si verifica solo se si beve il latte crudo di cammello e, dunque, non si verifica toccando l'animale. «Il rischio di contagio da chi torna in Italia dal Mondiale in Qatar è davvero poco probabile», ha detto Ciccozzi. 

Ma allora perché è salita alla ribalta delle cronache questa forma influenzale? Perché la Health Security Agency britannica ha diramato una nota informativa, in cui si esortano «medici e operatori sanitari a prestare specifica attenzione ai viaggiatori di ritorno dalla Coppa del Mondo». Il Qatar, il Paese in cui si stanno disputando i Mondiali, è una delle aree in cui circola storicamente di più questo virus. 

Il primo avviso è stato lanciato da una fonte ufficiale: l'Organizzazione mondiale della sanità che si occupa proprio di questo: informare e avvisare.  Una settimana fa (7 dicembre 2022, ndr) l'Oms pubblicava un report decennale su questo virus e scriveva che tra il 2012 e il 17 ottobre 2022, sono stati segnalati all'OMS 2600 casi confermati in laboratorio di infezione da coronavirus della sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS-CoV), di cui l'84% (2193 su 2600) è stato segnalato dall'Arabia Saudita. I casi di MERS sono stati segnalati da 27 Paesi in Medio Oriente, Nord Africa, Europa, Stati Uniti d'America e Asia. «I maschi di età superiore ai 60 anni con condizioni mediche sottostanti, come diabete, ipertensione e insufficienza renale, sono a maggior rischio di malattia grave, compreso il decesso», scrive l'Oms. Già, ma quanto si muore di Mers? Il tasso è piuttosto alto. Ad oggi, sono stati segnalati all'Oms 935 decessi legati alla MERS: il tasso grezzo di mortalità dei casi è pari 36%.

 

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Il Gazzettino