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Indossavano la kippah, per questo sono stati riconosciuti, aggrediti e insultati. È successo in un'area di sosta sulla Milano laghi, dove un uomo francese di religione ebraica e il figlio di sei anni si erano fermati per fare una sosta in bagno. Prese di mira al grido di «Palestina libera», «Assassini» e «Qui non è Gaza, andate a casa vostra», le vittime hanno ripreso il tutto in un video pubblicato sui social, che nel giro di poco è diventato virale. Gli inquirenti stanno acquisendo le immagini delle telecamere di videosorveglianza dell'autogrill per definire la dinamica dell'aggressione.
La testimonianza - A raccontare l'aggressione è stato l'uomo, che vive a Parigi e nel frattempo è tornato in Francia. «Siamo venuti per il weekend a Milano, dove vive mia figlia. Stavamo tornando in città e ci siamo fermati all’Autogrill per portare mio figlio in bagno. I servizi sono al piano interrato. Appena abbiamo iniziato a scendere, ho sentito urlare “Free Palestine” da un ragazzo con la barba, era alla cassa. È lui che ha acceso la miccia». Come riporta Open, da lì la situazione sarebbe degenerata unlteriormente. «Altri si sono infiammati, io non ho avuto paura e ho risposto. Ero arrabbiato. Non sono un maleducato né un violento, ma quando bisogna difendersi, bisogna difendersi. Erano in quindici o venti. Mi hanno chiesto di cancellare il video e ho detto di no, due volte. È successo tutto velocemente, mi sono difeso, ma a un certo punto mi sono ritrovato a terra. Hanno approfittato di quel momento come animali. Non vedevo più mio figlio, ma per fortuna era con una signora che lo ha messo in un angolo. Ho visto delle bestie selvagge».
La ricostruzione - A parlare è stato poi anche il genero italiano del turista aggredito. «Mio suocero abita in Francia e lì una cosa del genere non gli è mai successa. In Italia invece la gente non si fa problemi a picchiare un padre davanti a un bambino. Ecco in che direzione sta andando la nostra bella Italia. Purtroppo noi ebrei dobbiamo avere paura». La vittima, di 52 anni, era in Lombardia per qualche giorno, a trovare la figlia maggiore, residente a Milano con il marito.
Da lì ha chiamato il genero, che aveva da poco lasciato l'area di servizio di Lainate. «Appena mi sono rimesso in autostrada, ricevo la chiamata da mio suocero. All'inizio sentivo solo delle urla, poi lui in francese mi dice: 'Chiama la polizia, chiama la polizia, mi stanno aspettando sopra, vogliono picchiarmi'», racconta l'uomo, che dopo aver chiamato il 112, è tornato indietro. «Sono arrivato che la polizia era già lì e gli aggressori erano già scappati. Mio suocero era fuori dall'autogrill, con gli occhiali rotti e dei segni di botte sul corpo». Nel frattempo, infatti, nell'area di servizio il gruppo di aggressori è passato dalle parole alle mani. «L'hanno aspettato fuori dal bagno e non volevano farlo tornare su. Gli hanno detto di cancellare il video, ma lui si è rifiutato e così in un attimo la situazione è degenerata: hanno iniziato a spingerlo e a mettergli le mani addosso. Gli hanno rotto gli occhiali e l'hanno messo a terra, colpendolo con calci e pugni. All'inizio erano in tre su di lui, poi si sono aggiunti anche una signora e un anziano, che hanno approfittato del fatto che era a terra e in minoranza, per dargli anche loro dei calci». Il tutto sotto gli occhi del bambino di sei anni, ovviamente «turbato per aver visto il padre ricevere botte. Non capisco perché si possa arrivare a tanto», dice il genero, sottolineando anche il fatto che l'aggressione è avvenuta in un posto pubblico, ma «nessuno è intervenuto per calmare la situazione e per prendere le difese di mio suocero». L'uomo ha sporto denuncia, raccolta nell'area di sosta dalla pattuglia della sottosezione di Busto Arsizio - Olgiate Olona della Polizia stradale. Questa mattina la famiglia è ripartita in aereo per Parigi. «Mio suocero abita in Francia e la cosa paradossale - come mi ha detto - è che lì non gli era mai successa una cosa del genere, ma gli è successa in Italia», racconta il genero, che invece purtroppo non è sorpreso dell'accaduto. «Io ormai da qualche mese esco di casa con un berretto per nascondere la kippah sulla testa. Se non lo faccio, nove volte su dieci mi prendono a insulti», racconta. «Qualche mese fa uno mi ha seguito per quattrocento metri, insultandomi. Un'altra volta ero con mia moglie incinta all'ottavo mese e in strada un gruppetto di tre ragazzi ci ha sputato contro, dandoci degli 'sporchi ebrei' e facendo gesti volgari. La situazione purtroppo è questa: noi ebrei un po' di paura l'abbiamo», conclude.
La risposta della comunità ebraica - «Esprimo a nome di tutta la Comunità Ebraica di Roma la nostra indignazione, il nostro sconcerto e la piena solidarietà alla Comunità Ebraica di Milano per l'aggressione antisemita avvenuta all'Autogrill dell'Autostrada Milano Laghi. Una famiglia francese, un padre e suo figlio di 6 anni, sono stati insultati e maltrattati solo perché ebrei. Tutto questo è inaccettabile soprattutto in Italia, il nostro Paese, fondato su valori di cui siamo orgogliosi ma che purtroppo non è immune al drammatico incremento degli episodi di odio antiebraico in tutto il mondo». Lo ha dichiarato Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma. «Ci appelliamo alle istituzioni, alla politica e alla società civile per dare una risposta comune e porre un argine a questa inquietante deriva antisemita», ha aggiunto.
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Il Gazzettino