Falcone, rubati documenti da museo del tribunale di Palermo

Falcone, rubati documenti da museo del tribunale di Palermo
L'ex autista del giudice Giovanni Falcone, Giovanni Paparcuri, ha denunciato il furto di alcuni documenti conservati ed esposti nelle stanze del tribunale di Palermo in cui...

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L'ex autista del giudice Giovanni Falcone, Giovanni Paparcuri, ha denunciato il furto di alcuni documenti conservati ed esposti nelle stanze del tribunale di Palermo in cui Falcone lavorava, ora adibite a museo. Paparcuri, che ha avvertito l'autorità giudiziaria, sporgerà domani formale denuncia. Il furto è avvenuto nel cosiddetto bunkerino di cui Paparcuri è custode e che si trova in un'ala del tribunale ed è visitato da turisti e cittadini. Sono spariti, dice Paparcuri, «la relazione a firma del giudice Rocco Chinnici, la scheda comandi del wordstar che si trovava nell'ufficio di Falcone, la confezione azzurra e grigia della Olivetti con all'interno diversi floppy disk.


Oggetti - spiega - che non hanno alcun valore materiale, ma che qualcuno ha pensato di portare via come souvenir». Paparcuri lancia un appello: «Chiunque sia stato è pregato di riportarli. Non mi rivolgo ai visitatori onestissimi e che non c'entrano nulla e con cui mi scuso, ma a quei disonesti che hanno approfittato della mia fiducia. Sperate soltanto che dalle video registrazioni non si veda nulla». Per l'ex autista la memoria significa molto. Paparcuri, che non si trovava con Falcone quando l'auto del magistrato saltò in aria a Capaci, è un sopravvissuto a un'altra strage, quella che il 29 luglio dell'83, in via Pipitone Federico, uccise il giudice istruttore Rocco Chinnici, il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l'appuntato Salvatore Bartolotta e il portiere dello stabile Stefano Li Sacchi.


Qualche tempo fa, in un'intervista, spiegò che alle commemorazioni si nascondeva agli occhi dei parenti delle vittime per la vergogna di essere sopravvissuto. Con Falcone e Borsellino il legame si saldò nel periodo del maxi processo, quando Paparcuri, con la passione dell'informatica, diede una mano a mettere insieme la mole dei documenti, lavorando coi magistrati nella blindata stanza del pool di Palermo. In pensione dal 2009, fa del suo meglio per mantenere vivo il ricordo dei martiri della mafia.
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Il Gazzettino