Si trova in una cella da solo e sorvegliato a vista 24ore su 24, Fabrizio Corona, l'ex agente fotografico di nuovo arrestato ieri a Milano con Francesca Persi, ex...
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Gli oltre 1,7 milioni di euro in contanti sequestrati nei giorni sono un importo di «entità doppia» rispetto «all'ammontare dei redditi netti risultanti dalle dichiarazioni Irpef» dell'ex 're dei paparazzì «negli ultimi nove anni». Lo scrive la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano nel decreto di sequestro dello scorso 6 ottobre. Per i giudici «la capacità patrimoniale e reddituale, alla luce anche dell'attività lavorativa svolta dal 2012 (nel gennaio 2013 è stato arrestato in Portogallo, ndr) solo sporadicamente e con redditi minimi», assieme alla «impossidenza (...) di beni immobili, rappresentano una condizione economica distonica con la disponibilità della somma in sequestro». Nel provvedimento il collegio (Rispoli-Cernuto-Pontani) segnala poi la «spiccata attitudine» di Corona alla «commissione di reati contro il patrimonio, fiscali, di bancarotta» e la «predisposizione al delitto e la ricerca di introiti di origine illecita».
I giudici nel decreto fanno riferimento anche alle «plurime annotazioni significative dell'insofferenza al rispetto delle prescrizioni della sorveglianza speciale, parimenti significative di scarso rispetto della legalità e delle regole sociali di convivenza». E descrivono un «quadro» di «pericolosità sociale» dell'ex agente fotografico «che è rimasta significativa per molti anni ed è proseguita, ininterrottamente, per tutto il periodo successivo al decreto applicativo della sorveglianza speciale, nonostante il Corona sia attualmente sottoposto all'affidamento in prova al servizio sociali», in realtà sospeso ieri, stesso giorno in cui è stato arrestato. Nel decreto si legge, ad esempio, che c'è stata «una caduta dal 2012 delle condizioni reddituali» di Corona «in corrispondenza all'arresto ed all'inizio del periodo detentivo, con dichiarazione negli anni successivi di redditi sostanzialmente nulli data la maturazione, dal 2013 in poi, di un imponibile complessivo» di poco più di 4mila euro.
L'ex 're dei paparazzì, spiegano i giudici, non ha nemmeno «introiti deducibili dalle partecipazioni societarie»: tra l'altro delle sue società una è «fallita», un'altra è «inattiva», due sono «in liquidazione» e «solo la Toy Boy srl», che si occupa di «commercio al dettaglio di confezioni per adulti», è ancora «in attività».
Il Gazzettino