Eutanasia, il cardinale Bagnasco: la legge sul fine vita è lontana dalla gente

Eutanasia, il cardinale Bagnasco: la legge sul fine vita è lontana dalla gente
Città del Vaticano - La legge sul fine vita non piace ai vescovi italiani che ne criticano l’impostazione radicalmente individualistica, «lontana dalla...

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Città del Vaticano - La legge sul fine vita non piace ai vescovi italiani che ne criticano l’impostazione radicalmente individualistica, «lontana dalla gente», «adatta ad un individuo che si interpreta a prescindere dalle relazioni, padrone assoluto di una vita che non si è dato». In questi termini ne ha parlato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, durante il periodico incontro del Consiglio permanente.


«Il nostro popolo, nella sua  sapienza fatta di vissuto e di buon senso, e’ preso dallo smarrimento e da un senso di impotenza di fronte ad una cultura  che, da un lato, inneggia alla vita e, dall’altro, la  disprezza, la trascura e ne favorisce la soppressione: basta  pensare alle forme vecchie e nuove di schiavitù, al commercio  di organi, alle molte forme di tratta e di sfruttamento».

Bagnasco ha poi messo in guardia dalla tendenza a semplificare troppo le realtà  difficili e complesse. Un orientamento che in politica sfocia inevitabilmente nel populismo. «Non è giusto: questo approccio genera populismo facile e superficiale, spesso urlato, a volte paludato, comunque ingannatore e inconcludente, e seriamente pericoloso!».

Nella carrellata di argomenti trattati, i vescovi difendono anche il «il diritto dei figli ad essere allevati da papa' e mamma, nella differenza dei generi che, come l’esperienza universale testimonia, completa l’identita’ fisica e psichica del bambino».

Per la maternità surrogata, ha spiegato Bagnasco, si e’ di fronte inoltre a lesioni dei diritti. Nel caso dell’utero in affitto sono le donne che subiscono «una violenza discriminatoria» perché «sono negati i  diritti delle madri surrogate, che diventano madri nascoste, anzi  inesistenti, dopo essersi sottoposte, spinte per lo piu’ dalla
poverta’, ad una nuova forma di colonialismo capitalistico»: si  commissiona un bambino, potendosi «servire anche di elenchi - si fa  fatica perfino a dirlo - di ’cataloghi’ che indicano paesi, categorie  di donne, opzioni e garanzie di riuscita del ’prodotto’ che - se non  corrisponde - viene scartato. e’ questa la civilta’, e’ questo il

progresso che si desidera raggiungere?». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino